lunedì 12 ottobre 2009

ECO DI BERGAMO - 12/10/09 - "PENALIZZATO CHI E' IN REGOLA, LA NORMA VA CAMBIATA"

Comuni fra l'incudine e il martello. Comuni che per le regole ferree sul rispetto del patto di stabilità – nato per salvaguardare la finanza pubblica e ridurre l'indebitamento – si trovano con bilanci ingessati e investimenti potenzialmente fattibili ma nella realtà impossibili. Insomma, se per le amministrazioni con le mani bucate l'esistenza del patto di stabilità evita danni, per quelle che i conti li hanno in regola (nella Bergamasca è questo il caso più diffuso) è una beffa: più risparmiano, più dovrebbero risparmiare. E se i sindaci sono sulle barricate i parlamentari orobici danno loro ragione.Fra i nostri rappresentanti a Roma la consapevolezza che qualcosa si debba fare per sbrogliare la matassa è bipartisan, anche se c'è chi, come Giorgio Jannone del Pdl, mette in guardia: «Attenzione a demonizzare in generale il patto di stabilità, perché ha avuto una grossa utilità a livello nazionale nel frenare gli errori di enti spreconi». Certo, ricorda Jannone, «ci sono le eccezioni, soprattutto al Nord. Nella Bergamasca i Comuni sono virtuosi: bisogna trovare una mediazione rispetto al parametro generale. La situazione è complessa e delicata, ne ho parlato con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Sull'argomento – aggiunge – è fondamentale che noi parlamentari bergamaschi facciamo squadra». Ancora dalle fila del Pdl, Gregorio Fontana: «Il patto di stabilità è un peso per i Comuni virtuosi, ma dalla maggioranza di governo sono state messe in campo misure capaci di alleggerire il problema. È stato fatto nei mesi scorsi e si sta cercando di farlo anche ora: lo dimostra la stretta collaborazione con l'Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e l'Upi (Unione province italiane)». Comunque, ricorda Fontana, «il rispetto del patto è legato a direttive europee. Servono correttivi, ma in passato il tema è stato anche strumentalizzato. Come quando a Bergamo l'amministrazione di centrosinistra minacciava di sforare. Cosa che poi nella realtà non ha fatto». Il senatore Valerio Carrara (Pdl), già sindaco di Oltre il Colle, si dichiara «contrario all'esistenza di queste misure per i Comuni virtuosi. Se un ente ha i conti in regola – dice – non può essere vincolato nei suoi investimenti». E spiega una sua proposta: «Se i Comuni potessero non pagare l'Iva sui finanziamenti statali e regionali sarebbe già un grande passo avanti».Dalla Lega, Giacomo Stucchi è tranchant: «I Comuni protestano? Hanno tutte le ragioni». Perché, afferma, «è assurdo che ci siano direttive europee su cui non si può transigere e altre, come sul pubblico impiego e le retribuzioni, su cui il governo centrale è decisamente più morbido. La pressione dei sindaci, io parlo per quelli leghisti, è forte e i risultati si otterranno. Come? Prima ancora che con il federalismo fiscale, grazie a interventi legislativi che permettano correzioni per il 2009 e il 2010, ma anche per chi era virtuoso e ha sforato nel 2008. Togliendo dal conteggio le spese per la sicurezza, ad esempio, molti Comuni risulterebbero in regola. Ovvio: i correttivi servono in casi specifici, non per chi sfora ripetutamente e da anni». Una posizione simile a quella del Pd. «Se è strano? Non credo – replica Stucchi –. Qui a essere penalizzati sono nella maggioranza i Comuni del Nord ed è giusto che la presa di posizione sia bipartisan». Il Pd, si diceva. Giovanni Sanga spiega che «su questo argomento sono stati fatti diversi interventi, anche Franceschini ha presentato un ordine del giorno specifico e strutturato. Il tema è importantissimo. Noi chiediamo che vengano riviste le regole del patto per liberare le risorse per gli investimenti. Investimenti che sono una leva importantissima per l'economia, soprattutto in questo periodo». Anche il collega Antonio Misiani lo dice chiaro: «Due le proposte principali del Pd. La prima è la moratoria per gli anni della crisi, 2009 e 2010, che elimini le sanzioni per investimenti in aree virtuose. La seconda è la flessibilità temporale: si pongano obiettivi di rispetto triennali, non annuali, in questo modo l'ente locale potrà muoversi con maggiore autonomia».

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