«La nuova bozza della spending review proposta dal governo dei professori
comporterebbe per Bergamo ulteriori tagli per circa 2 milioni di euro, rendendo
praticamente impossibile l'erogazione di adeguati servizi ai cittadini e
incidendo notevolmente sulla programmazione dell'attività
amministrativa». A lanciare l'allarme è Alberto Ribolla, capogruppo della
Lega Nord a Palazzo Frizzoni: «Le precedenti manovre – rileva – hanno già
imposto tagli per 10 milioni e 300 mila euro». Del nuovo salasso per la nostra
città «ne è prova il fatto che il governo ha intenzione di far slittare
l'approvazione dei bilanci preventivi al 31 ottobre, praticamente a soli due
mesi dalla fine dell'anno a causa della continua incertezza normativa. Questi
tagli, tra l'altro sono effettuati tenendo conto dei consumi intermedi e non dei
costi standard, avvantaggiando le amministrazioni con una maggiore spesa per il
personale che sono quelle del Centro-Sud». «A pagare il conto più salato,
ancora una volta, sono i soliti noti, ovvero gli enti virtuosi che hanno dato
per 60 anni». Così gli esponenti orobici della Lega Nord, che puntano il dito
contro la spending review messa a punto dal governo Monti: «Una manovra che
penalizza le regioni operose e che non fa altro che confermare il centralismo,
oggi persino anacronistico, che caratterizza questo Governo». «L'attuale
decreto sulla revisione della spesa – spiega il deputato Giacomo Stucchi – si
abbatte come una scure sulle autonomie territoriali, sulle quali grava più del
72 per cento delle misure restrittive disposte dalla spending review: stiamo
parlando di circa 7,2 miliardi in due anni. Solo nel 2012 parliamo di 700
milioni per le Regioni ordinarie e di 500 per le Regioni autonome, di 500
milioni per le Province e di altri 500 per i Comuni. La sola Lombardia, giusto
per dare un'idea, da sola si ritroverà a subire tagli maggiori che tutti i
ministeri messi assieme». La manovra, dunque, per la Lega non elimina
gli sprechi, ma colpisce in maniera lineare, senza criteri oggettivi: «Questo
comporterà un ulteriore salasso – prosegue Stucchi – per le regioni del Nord,
dove da anni si lavora per l'efficientamento della spesa: è chiaro che in un
contesto di questo tipo risulta sempre più difficile trovare spazio per gli
ulteriori tagli proposti dall'attuale governo». Aggiunge Ribolla:
«Inoltre, il governo, per parare il colpo, ha destinato 800 milioni di euro ai
Comuni tramite le Regioni, ma ancora una volta il contributo pro capite è
decisamente più basso al Nord con 8,40 euro per abitante in Lombardia e 5,88
euro in Veneto, contro 33, 95 euro in Sicilia e 49,13 euro in
Sardegna». «Tra l'altro, di questi 800, 500 sono stati girati da un fondo
dell'Agenzia delle Entrate ed erano destinati ai rimborsi fiscali alle imprese.
A pagare il prezzo più alto, quindi, sarà ancora la popolazione: in particolare
i cittadini del Nord, già reduci dal salasso dell'Imu». Sono state
infatti le amministrazioni settentrionali, ricordano dal Carroccio, a trainare i
versamenti dell'imposta. Lo confermano i numeri recentemente pubblicati su Il
Sole 24 Ore: «Dalla classifica stilata dal quotidiano di Confindustria emerge
che a guidare la lista dei più virtuosi sono le province del Nord – rende noto
Stucchi -. Come era prevedibile i meno colpiti sono stati i cittadini
meridionali “salvati dall'abusivismo edilizio. Basti pensare che a Reggio
Calabria, dove è stata scoperta l'esistenza di 6.237 case fantasma, l'Imu è
costata in media 80 euro a testa, contro 349 euro in Val D'Aosta dove la case
non accatastate sono 10». Anche nella sanità la spending review non
salverà gli enti virtuosi: «Semmai – concludono Stucchi e Ribolla - condonerà
quelli che ci marciano. Invece di ricorrere al federalismo dei costi standard,
anche in questo caso sono stati applicati tagli lineari che non fanno altro che
penalizzare i sistemi più efficienti, dove gli sprechi sono ridotti all'osso, se
non addirittura inesistenti come nel caso della Lombardia».
giovedì 2 agosto 2012
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