domenica 27 febbraio 2011

ECO DI BERGAMO - 27/02/11 - TRENO PER ORIO, IL COSTO E' DI 142 MILIONI UN TAPIS ROULANT PER ARRIVARE ALLO SCALO

Presentato lo studio di Kpmg per la sostenibilità economica dell'opera: conti in attivo già dal 2020Interesse del mondo economico bergamasco, ma per partire serve un contributo della Regione
Per tornare, i conti tornerebbero, anche se i 142 milioni per la Bergamo-Orio sono tutti da trovare. A cominciare dal fondamentale contributo regionale. Ma l'interesse sul collegamento ferroviario con l'aeroporto c'è, eccome. Lo testimoniano le presenze all'incontro di ieri in Provincia del Comitato promotore dell'opera, presieduto da Nunziante Consiglio.Oltre al padrone di casa Ettore Pirovano c'erano il sindaco Franco Tentorio, i deputati Giacomo Stucchi e Gregorio Fontana, l'assessore regionale Daniele Belotti, il rettore Stefano Paleari, il presidente della Camera di Commercio Paolo Malvestiti, di Confindustria Carlo Mazzoleni, unitamente ad assessori comunali e provinciali, ai vertici di Sacbo (il presidente Mario Ratti e il consigliere delegato Renato Ravasio) a rappresentanti del mondo imprenditoriale (Antonio Percassi e Renzo Rota Nodari, vicepresidente del Comitato, tra gli altri) ed economico, come i rappresentanti degli istituti di credito e Carlo Vimercati, presidente della Fondazione comunità bergamasca. Tutti interessati all'analisi economico-finanziaria elaborata da Kpmg.Il tracciato e la fermata alla FieraNon c'erano dubbi sul tracciato che si stacca dalla Bergamo-Brescia per piegare poi sulla Fiera (con fermata ad hoc) e da qui all'aeroporto con un'ampia «esse». La stazione sorgerà all'altezza dei parcheggi dello scalo e sarà collegata con un tapis roulant di 500 metri all'aerostazione.Per i lavori, la soluzione ritenuta più idonea è quella che prevede la separazione tra la realizzazione e la gestione dell'infrastruttura e quella del servizio vero e proprio. Secondo Kpmg «presenta un buon profilo di bancabilità».Le tipologie del servizioLo studio individua due tipologie possibili di servizio: l'integrazione in quello ferroviario regionale o un contratto ad hoc: in pratica un Orio Express e non un semplice prolungamento sullo scalo della normale relazione Milano-Bergamo.Fatte le simulazioni del caso, nessuna delle due soluzioni nella forma – come dire – «pura» convince appieno. La Express prevede un nuovo servizio dedicato dal costo di circa 12 euro a corsa: un Milano-Orio con fermate a Treviglio e Bergamo o con solo stop a Bergamo, ma integrato da un collegamento dal capoluogo della Bassa all'aeroporto. L'inserimento nel servizio ferroviario regionale, invece, il prolungamento sullo scalo di quei treni della Milano-Bergamo che già oggi fanno fermata solo a Lambrate e Pioltello, introducendone una Treviglio e intensificando il servizio.La scelta: un modello mistoLa modalità Express «è da un punto di vista economico l'ipotesi gestionale meno appetibile, in quanto il risultato è deficitario», spiega Kpmg. L'inserimento nel Servizio ferroviario regionale «è più praticabile grazie all'intervento del settore pubblico (leggi i contributi del contratto di servizio, ndr) e alla possibilità di integrarsi ad una struttura già esistente, ma i volumi attesi di passeggeri rischiano di portare ad una riduzione della qualità del servizio». Ovvero ad una commistione tra il servizio pendolari (già ora di qualità non eccelsa) e quello di natura meramente aeroportuale.La scelta individuata è stata così quella di mezzo, ovvero l'integrazione delle due tipologie «per ottenere un'offerta di servizio più completa ed usufruendo anche dei ricavi tariffari e corrispettivi del contratto del servizio ferroviario regionale». In questo modo il «profilo economico è soddisfacente».In pratica, sia un Milano-Orio express con fermata a Bergamo (e probabilmente partenza da Lambrate, il che permetterebbe di coprire la tratta in 43 minuti) che il prolungamento del normale servizio ferroviario regionale Milano-Bergamo fino allo scalo. Un sistema articolato che però prevede un margine positivo (più 4 milioni di euro) già nel 2020. Un'opera dal costo in 142,6 milioni di euro (ma in fase di gara qualcosa si potrebbe risparmiare) con un contributo in conto capitale del 40 per cento a carico della Regione e il resto da reperire sul mercato. Una sfida che il mondo imprenditoriale sembra pronto a raccogliere, al punto da chiedere a Kpmg un piano più dettagliato per capire chi deve fare cosa. E soprattutto quanti soldi metterci.

ECO DI BERGAMO - 27/02/11 - I CONFINI DI TORRE PALLAVICINA ALLA CAMERA

Torna ad essere oggetto delle attenzioni del Parlamento la proposta di legge che punta ad allargare il territorio di Torre Pallavicina e la provincia di Bergamo.A 8 anni dalla prima deliberazione del Consiglio comunale di Torre Pallavicina, nei giorni scorsi è iniziata alla Camera dei deputati la discussione sulla proposta di legge che prevede l'allargamento del territorio comunale di Torre Pallavicina, e conseguentemente della provincia di Bergamo, grazie ad una intesa con il confinante comune di Soncino, in provincia di Cremona.Proposta bipartisan«La proposta di legge è stata finalmente calendarizzata dal 23 febbraio scorso nella Prima Commissione della Camera dei deputati in sede referente» sottolinea il deputato bergamasco del Pdl Gregorio Fontana, primo firmatario della proposta presentata il 17 giugno del 2008. Un'iniziativa che vede il sostegno bipartisan di altri deputati bergamaschi come il leghista Giacomo Stucchi, l'Idv Gabriele Cimadoro e Giovanni Sanga del Pd, della soncinese leghista Silvana Comaroli e di Gabriella Carlucci del Pdl, e che ha come relatore nella Commissione Affari costituzionali – presieduta dall'onorevole del Pdl Donato Bruno – un altro parlamentare bergamasco, il leghista Pierguido Vanalli.Tutto inizia nel 2003La storia è iniziata nel 2003 quando i Comuni di Torre Pallavicina e di Soncino si sono accordati perché Soncino cedesse gratuitamente a Torre Pallavicina circa 20 mila metri quadrati di aree agricole non abitate e un tratto della strada comunale che dalla frazione di Santa Maria di Torre porta alla ex strada statale 498 Bergamo-Cremona. A Soncino quell'area non serve, mentre per Torre è strategica perché si trova a pochi metri dalla chiesa parrocchiale, nella frazione di Santa Maria, e nell'area si potrebbero realizzare parcheggi e dare un nuovo assetto alla viabilità. D'accordo i due Comuni la pratica è stata mandata in Regione e nel 2004 il Pirellone ha dato il suo assenso. Ma serve una legge dello Stato – come previsto dall'articolo 133 della Costituzione – per modificare i confini, dal momento che quelli tra Torre e Soncino sono anche i confini tra le province di Bergamo e di Cremona.La prima proposta di legge fu dell'allora onorevole Gianantonio Arnoldi di Forza Italia, ma nel corso della legislatura non se ne fece nulla. Successivamente se ne è occupato l'onorevole Gregorio Fontana, con consensi bipartisan, ma le elezioni anticipate hanno determinato un nuovo nulla di fatto. Appena iniziata l'attuale legislatura, Fontana ha ripresentato la proposta di legge, che esce dalle nebbie della burocrazia parlamentare proprio in questi giorni per seguire il suo iter di approvazione.«Si punta sul gioco di squadra»Difficile fare previsioni sui tempi necessari; Fontana ha evidenziato che trattandosi di una proposta di legge che non ha oneri è condivisa da tutti e, contando sul gioco di squadra dei parlamentari bergamaschi, potrebbe essere approvata direttamente in commissione in sede legislativa senza dover passare dall'aula di Montecitorio. C'è poi il passaggio al Senato. La proposta di legge è brevissima, con tavole allegate per evidenziare i nuovi confini. «Per noi quelle aree sono importanti, questa notizia arriva un po' come la ciliegina sulla torta alla fine del mio mandato, grazie al lavoro dell'onorevole Fontana e degli altri parlamentari, bergamaschi e non» commenta il sindaco Agostino Zanotti

venerdì 25 febbraio 2011

BERGAMO SERA - 25/02/11 - STUCCHI (LEGA), SISTEMA LEGISLATIVO ITALIANO OBSOLETO E FARRAGINOSO

BERGAMO — “Le osservazioni di Napolitano al decreto Milleproroghe non sono state dettate da spirito censorio nei confronti della maggioranza, come invece vorrebbero far credere i soliti soloni della sinistra”. Lo ha detto il deputato bergamasco della Lega Nord Giacomo Stucchi. “In primo luogo – spiega il parlamentare – perché il provvedimento in oggetto è stato via via modificato nelle aule parlamentari, con il contributo di tutte le forze politiche, in secondo luogo perché lo stesso presidente della Repubblica, nella sua missiva, non ha posto veti assoluti”. “L’opposizione – continua Stucchi – come sempre in questa legislatura da quando ha ricominciato a sperare di poter buttare giù Berlusconi con le vicende giudiziarie, ha perso un’altra occasione per adottare un atteggiamento costruttivo per il bene del Paese. In ogni caso dovrebbe essere interesse di tutte le forze politiche riconoscere che il nostro sistema legislativo in alcuni passaggi è davvero farraginoso. Alcuni accorgimenti legislativi avevano infatti un senso agli albori della Repubblica, quando il sistema del bilanciamento dei poteri esorcizzava qualsiasi tentazione antidemocratica, ma oggi la politica, e soprattutto i tempi molto rapidi entro i quali la stessa deve dare risposte per venire incontro alle esigenze dei cittadini, sono profondamente cambiati” conclude l’esponente leghista.

mercoledì 23 febbraio 2011

BERGAMO NEWS - 23/02/11 - "L'ITALIA NON PUO' ACCOLARSI TUTTI I PROFUGHI L'UE CI AIUTI, SE NO LI PORTIAMO IN FRANCIA"

Crisi del mondo arabo - Giacomo Stucchi, deputato della Lega e componente della commissione sulle Politiche dell’Unione europea, è convinto che si debba ridiscutere il rapporto sulle gestione dei profughi tra le nazioni europee.
“Serve un aiuto da parte di tutti gli stati dell’Unione europea, l’Italia non può accollarsi tutti i profughi da sola. Se ragioniamo così allora li portiamo in Francia o Svezia e ognuno pensa per sé”. Si fanno sempre più tesi i rapporti tra governo italiano e Unione europea. Fonti diplomatiche europee hanno confermato che le nazioni non prenderanno in considerazione un’apertura nei confronti di una distribuzioni del fardello dell’immigrazione. Giacomo Stucchi, onorevole della Lega Nord e componente della commissione sulle Politiche dell’Unione europea, è convinto che si debba ridiscutere il rapporto sulle gestione dei profughi tra le nazioni europee. Soprattutto in un momento delicato come quello che sta vivendo il mondo arabo e di riflesso anche l’Italia. Il ministro degli Esteri Frattini ha parlato apertamente di rischio di “un’immigrazione di dimensioni epocali”. “Sono situazioni molto delicate – spiega Stucchi -, non è solo la Libia o l’Egitto, Tunisia o Algeria. E’ tutto il mondo arabo in fibrillazione, si possono aprire scenari preoccupanti non solo per un problema di immigrazione, ma anche di equilibrio politico. Senza il governo potrebbero prendere il sopravvento gruppi integralisti o fondamentalisti”. Secondo il deputato del Carroccio l’Europa deve garantire un sostegno non solo economico al governo italiano in questa situazione di emergenza. “Noi abbiamo un grande problema: ci comportiamo diversamente dalla Spagna. Loro prevedono un controllo militare delle coste, respingono gli assalti in modo determinato. Addirittura fanno dormire gli immigrati in campi di “accoglienza” praticamente per terra, d’estate e d’inverno. Un collega spagnolo mi ha detto che è la prassi perché così quando vengono rispediti nei loro paesi non ritentano l’impresa. Invece da noi ogni immigrato che arriva a Lampedusa ci costa 1200 euro solo la prima settimana. Poi c’è lo spostamento aereo. E’ una contraddizione, un paradosso”. Nel tardo pomeriggio di martedì Umberto Bossi ha detto che se arrivano nuovi immigrati “li rispediamo in Francia o Germania”. Con un po’ più di tatto rispetto al senatur, poche ore prima anche Stucchi aveva espresso lo stesso concetto. “Tutti i paesi devono sostenere i costi. E’ facile fare le persone caritatevoli quando si abita in Finlandia o in Svezia. I problemi ci sono per tutti, ma sono soprattutto per i paesi che di primo acchito hanno a che fare con queste persone. Cioè l’Italia. Altrimenti li portiamo in Francia e facciamo prima. Spesso gli esponenti della Lega vengono definiti euro scettici, in verità siamo euro realisti: se da parte dell’Ue c’è un atteggiamento attendista e di scaricabarile lo denunciamo senza problemi. La gente è con noi e la pensa allo stesso modo. Le persone vanno aiutate a casa loro. Bisogna applicare la legge Bossi-Fini: se un immigrato è in Italia e non trova un lavoro è irregolare e deve essere ricondotto nel paese d’origine”.

venerdì 18 febbraio 2011

ECO DI BERGAMO - 18/02/11 - QUEL FOGLIO NELLA POSTA E L'AMARCORD LUMBARD

Racconta che quel volantino l'ha trovato un giorno nella cassetta delle lettere. «Era "Lombardia autonomista", il ciclostilato. L'ho letto, mi è piaciuto. Sopra c'era un numero di telefono: ho chiamato». Ha risposto Umberto Bossi in persona? «No, era la signora Manuela, la moglie». Enzo Innocente Calderoli è una persona riservata, di quei primi contatti con il senatùr racconta solo qualche passaggio. Come la riflessione sul perché il volantino sia arrivato nella sua casella, a Treviolo. «Credo prendessero degli indirizzi a caso sull'elenco del telefono, lo spedivano da Varese...».Indirizzi a caso, ma l'azzeccano. Guido Calderoli, nonno del ministro Roberto Calderoli, è infatti stato il fondatore del Movimento autonomista bergamasco a cavallo fra gli anni '50 e '60. Enzo Innocente del ministro è lo zio: alzando quella cornetta, nel 1984, è diventato uno dei primi contatti di Bossi a Bergamo. Lo stesso Roberto Calderoli oggi ricorda che «lo zio portava il ciclostilato a casa, con mio fratello Guido ci siamo avvicinati così alla politica. Ma ricordo anche che nello studio del nonno, in via XX Settembre, si parlava di autonomia. Io arrivavo lì e ascoltavo...».Comizio per treNel 1990 Roberto Calderoli arriva a Palafrizzoni: «Ero ventesimo in lista». Oggi è ministro. È lui che, nella sua casa di Mozzo come a Roma, taglia e cuce il federalismo. Ricorda gli inizi: «Era la fine degli anni '80, siamo partiti in tre o quattro per fare un comizio a Schilpario. Veniva giù una neve...». Ma il meteo fa un baffo. «Ci siamo messi in macchina e siamo arrivati. La serata era in biblioteca: il pubblico era fatto di tre persone. Due erano della Digos, li abbiamo riconosciuti perché in quegli anni i leghisti erano gente che si diceva fosse da tenere d'occhio. Ci siamo concentrati sul terzo. Peccato che quello a un certo punto si alza, prende le chiavi: era il custode...». Calderoli sorride: «Questo per dire che non era facile, ma l'abbiamo fatto. E lo rifaremmo ancora».Il colpo di fulmine per la Lega Giacomo Stucchi lo ricorda con precisione matematica. «Avevo 18 anni e un mese». Era il 1987, marzo. «Stavo facendo scuola guida. Il mio istruttore era abruzzese, sfegatato sostenitore della Lega Lombarda». Ha voluto capire. «Una mattina invece che andare a scuola sono arrivato alla sede provinciale. Era sabato, c'erano Luigi Moretti, Adriano Poli, Gianni Pedretti. Avevano 50 anni e idee più innovative di quelle dei diciottenni». Un anno dopo Stucchi era assoldato per appiccicare manifesti in vista delle amministrative a Verdello. Nel 1996 è stato il più giovane deputato eletto in Parlamento con il maggioritario. Del Carroccio dice che «è come una famiglia. Dentro alla Lega mi sono anche innamorato (e il riferimento va a Silvia Lanzani, assessore in Provincia, ndr)...». Paragone sentimentale anche per Cristian Invernizzi, segretario provinciale: «Dopo la mia fidanzata, la Lega è l'amore più grande della mia vita». Per lui il Carroccio è cosa di famiglia: «Mi sono avvicinato al movimento nel 1992, grazie a mio padre». Era quindicenne. Altra storia rispetto a quella di Ettore Pirovano, oggi deputato e alla guida della Provincia. «Mi sono iscritto alla Lega a 43 anni. Prima di allora politica zero». Spiega che «per lavoro sono stato all'estero a lungo, facevo trasferte di tre-quattro mesi. Quando tornavo fra Caravaggio e Misano vedevo che era sempre così, tutto fermo. Che rabbia...». Nel 1993 Pirovano è nella pattuglia che entra in Comune a Caravaggio: «Essere della Lega era quasi pericoloso. A quei tempi rischiavi anche di perdere il lavoro». Ma battaglia si dava eccome: «La nostra opposizione? La definirei cinematografica». Nel 1996 è parlamentare, nel 1997 sindaco.Galeotto il «Pianneforte»Se chiedi a Daniele Belotti, assessore regionale, quale sia il suo primo ricordo-Lega, ti snocciola una poesia di Salvatore di Giacomo. «Pianneforte 'e notte. Così, in napoletano. Facevo ragioneria e un professore voleva la recitassimo a memoria. Intanto ci prendeva in giro per l'accento bergamasco. Mi sono arrabbiato...». Era in prima superiore, poco dopo avrebbe fondato il Movimento giovani padani. Roberto Pedretti, ora consigliere regionale, ha raccontato un aneddoto: «Avevo un sedici, diciassette anni, studiavo da geometra. Mio padre, che non l'aveva mai fatto, aveva cominciato a uscire la sera. Sarà stato il 1985, o l'86, mia madre mi dice: "Vagli dietro, così almeno capiamo". Io lo seguo e me lo ritrovo in via Sant'Orsola, sede della Lega». Il padre, per la cronaca, è Gianni Pedretti, scomparso nel 2009, prima tessera d'oro (quella per i militanti storici) consegnata da Bossi in persona. «Con lui – continua il consigliere – quella sera c'erano Enzo Innocente Calderoli e Umberto Bossi. Tutti a parlare di Lombardia autonomista». Quella del volantino arrivato per posta.

martedì 15 febbraio 2011

BERGAMO NEWS - 15/02/11 - "BERLUSCONI FINO ALLA SENTENZA E' INNOCENTE

Stucchi, Lega - L'onorevole della Lega Nord Giacomo Stucchi interviene in merito ai temi caldi: federalismo e processo al premier Silvio Berlusconi.

L'onorevole della Lega Nord Giacomo Stucchi interviene in merito ai temi caldi: federalismo e processo al premier Silvio Berlusconi.Il Bersani che chiede le dimissioni del premier, e indica la strada delle elezioni anticipate, fa un po’ a pugni con il Bersani che si dichiara dialogante sul federalismo fiscale. Pur non volendo assurgere a difensore del presidente del Consiglio, il quale peraltro di avvocati ne ha già tanti, non possiamo evitare di far notare come ogni richiesta di un passo indietro fatta in questo momento al premier sia in contrasto con la presunzione di innocenza che va riconosciuta a tutti. In uno Stato di diritto, il fatto che un cittadino venga rinviato a giudizio, ancorché con rito immediato, non può tradursi automaticamente in una condanna. Sul piano squisitamente politico, il fatto che il segretario del Pd abbia proposto, dalle pagine de La Padania, un “patto sul federalismo”, impegnandosi in prima persona “a portare avanti il processo dialogando con la Lega”, non crediamo debba costituire oggetto di scandalo. In primo luogo perché è scontato che ad avere interesse a concretizzare il federalismo fiscale sia proprio quella parte politica che avendo approvato la riforma del Titolo V della Costituzione, con risultati diametralmente opposti a quelli che si era proposti, vede ora nella nostra riforma l’occasione per recuperare il prezioso tempo perduto. In secondo luogo perché anche a sinistra hanno capito che il nostro è l’unico movimento che vuole davvero cambiare il Paese e che ha a disposizione lo strumento per farlo. Dal federalismo fiscale, infatti, tutte le forze politiche, di destra e di sinistra, prendono lo spunto, e non certo le distanze, ogni qual volta si discute su come fare per abbandonare uno Stato centralista e inefficiente, che ha tra l’atro accumulato un debito pubblico da record, e avviarci verso una nuova concezione della gestione della cosa pubblica più vicina alle reali esigenze dei cittadini. Tutti riconoscono alla riforma contenuti rivoluzionari e anche l’appeal che argomenti come “i costi standard, o “la gestione delle tasse sul territorio”, hanno sui cittadini. Inoltre, il federalismo fiscale costituisce anche un terreno valido di confronto politico per parlare di cose concrete che interessano davvero alla gente. L’occasione giusta per l’opposizione di confrontarsi seriamente in Parlamento, abbandonando giustizialismi vari o strumentalizzazioni a fini elettorali, si presenterà già la prossima settimana in Aula al Senato con il dibattito sullo schema del decreto legislativo sul federalismo municipale. Vedremo allora se si discuterà del merito della riforma, come peraltro in questa legislatura si è sempre fatto prima che irrompessero le vicende giudiziarie a carico di Berlusconi, o se invece si continuerà ad invocare il ricorso alle urne. Noi siamo sempre stati pronti al dialogo, e continuiamo a pensare che il federassimo fiscale sia la chiave di volta per cambiare davvero.

venerdì 4 febbraio 2011

ECO DI BERGAMO - 04/02/11 - L'INTERVISTA GIACOMO STUCCHI (LEGA) "SCELTA RESPONSABILE I SINDACI CON NOI"

«Un'assunzione di responsabilità coraggiosa da parte del governo»: Giacomo Stucchi, parlamentare bergamasco della Lega, commenta l'approvazione in serata da parte del Consiglio dei ministri del decreto legislativo per il federalismo municipale, arrivato dopo il voto in parità espresso dalla Commissione bicamerale.Come giudica il voto espresso in giornata dalla Commissione? «Si sarebbe trattato di un'occasione persa. Il voto in Commissione è stato un segno di miopia politica da parte delle forze politiche di opposizione: una votazione strumentale, espressa più per contrapposizione politica che guardando al merito dei contenuti del provvedimento. L'opposizione non aveva capito che si trattava di un'occasione da cogliere».Ma in serata il governo ha approvato il decreto.«È stato un atto di coraggio, un'assunzione di responsabilità da parte del governo: è un provvedimento importante che i cittadini aspettavano da molto tempo e che va nella direzione giusta».È un provvedimento condiviso? «L'Associazione nazionale Comuni italiani si era espressa a favore. Molti sindaci, pure di centrosinistra, si erano detti favorevoli. Anche mercoledì, in occasione della visita di Napolitano a Bergamo, ho avuto la possibilità di incontrare tanti sindaci. Molti di loro, anche di centrosinistra, mi avevano espresso il loro apprezzamento per il contenuto del provvedimento».Cosa risponde alle opposizioni che criticano il decreto perché, a loro giudizio, contiene un incremento della tassazione per le famiglie e le imprese? «Rispondo con quanto ha detto il presidente Napolitano a Bergamo quando ha invitato le forze politiche a guardare ai contenuti più che alle contrapposizioni. Inoltre, credo che le opposizioni, prima di esprimere queste critiche, dovrebbero parlare con i loro sindaci che ogni giorno lavorano sul territorio». Dopo l'approvazione del decreto sul federalismo municipale l'alleanza tra Pdl e Lega è più solida? «La scelta del governo rinsalda ulteriormente l'alleanza politica all'interno della maggioranza. Parliamo di alleanza politica. Ma anche dal punto di vista numerico qualcosa oggi (ieri per chi legge, ndr) si è mosso».Il federalismo è un vostro cavallo di battaglia: quale il passaggio successivo? «La strada per la piena libertà e l'autonomia è lunga. E la stiamo percorrendo. Il prossimo passo sarà il decreto attuativo sul federalismo regionale. Anche per questo apriremo un confronto con le Regioni».

giovedì 3 febbraio 2011

ECO DI BERGAMO - 03/02/11 - E A PRANZO IL SIPARIETTO IN DIALETTO BERGAMASCO

Un pranzo sobrio, con un curioso intermezzo in bergamasco. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e la moglie Clio hanno pranzato ieri in prefettura, in via Tasso, con una ristretta cerchia di invitati. La «colazione in onore del presidente della Repubblica», curata dal ristorante «Da Vittorio», della famiglia Cerea, presentava un menu raffinato e rigoroso: mezze maniche alle verdure di stagione, poi una tagliata di filetto al profumo di rosmarino con contorno di stagione e, per finire, creme brulé. Per quanto riguarda i vini: Terre di Franciacorta Ronco della Seta 2009 Monzio Compagnoni, poi Faber rosso 2009 Cantalupa e Moscato d'Asti Lumine 2010 Ca' d'Gal. Le battute sul dialettoTavola sobria, senza eccessi, in sintonia con la figura austera del presidente della Repubblica. Presidente che peraltro è stato protagonista di un siparietto simpatico con Savino Pezzotta nella veste di cultore del dialetto bergamasco. Già, perché fin dall'incontro in mattinata al Teatro Donizetti il presidente Napolitano aveva fatto al parlamentare bergamasco qualche battuta scherzosa sul dialetto della nostra terra, «più difficile da imparare del cinese». E Pezzotta aveva replicato che, se fosse toccato a lui, gli avrebbe rivolto il saluto proprio in dialetto.Quando sono stati tutti a tavola, in un clima disteso e amichevole, Napolitano ha poi chiesto a Pezzotta di fare proprio il saluto in bergamasco ed è stato ad ascoltare il parlamentare che spiegava alcune caratteristiche del dialetto e citava anche il famoso motto sul «caràter dela rassa bergamasca: fiama de rar, sóta la sender, brasca».Con il presidente e la moglie Clio, al pranzo in prefettura c'erano il prefetto Camillo Andreana e la moglie, l'ex ministro Filippo Maria Pandolfi e gli ex parlamentari Gilberto Bonalumi e Giuseppe Crippa, i parlamentari Mirko Tremaglia, Savino Pezzotta, Giovanni Sanga, Giorgio Jannone, Gregorio Fontana e Giacomo Stucchi, il sindaco Franco Tentorio e il presidente della Provincia Ettore Pirovano, l'assessore provinciale Silvia Lanzani, il presidente del Consiglio regionale Davide Boni, il rettore dell'Università di Bergamo Stefano Paleari, gli imprenditori Giampiero e Carlo Pesenti oltre ad alcuni collaboratori del Quirinale.

ECO DI BERGAMO - 03/02/11 - LA LEGA: C'E' SINTONIA SUL FERALISMO

Apprezzamento dei lumbard per il discorsodel presidente: contano le riforme e l'autogoverno

Benedetta RavizzaAl Teatro Donizetti ci sono più Tricolori che fazzoletti verdi. Bandiere italiane che pendono dai balconcini, le fasce sulle spalle dei sindaci, anche quelli leghisti. Non mancano le spillette con Alberto da Giussano e i foulard col Sole delle Alpi che escono dal taschino. Ma non sono esibiti, non è una platea di protesta, anzi. Standing ovation e applauso finale (magari da qualche parte più striminzito, ma da tutti, senza distinzioni politiche) per il capo dello Stato Giorgio Napolitano, seduto in prima fila tra la moglie Clio e il presidente del Consiglio regionale Davide Boni (bossiano pure lui). «Pensavate di coglierci in castagna. Ma non siamo rimasti i "rozzi" degli anni '80», commenta il primo cittadino di Albano Dario Odelli, entrando nel foyer con la truppa di amministratori verdepadani.Il discorso del presidente della Repubblica conquista anche la Lega, che qui mostra il profilo di governo, non di lotta, e sembra scippare al centrosinistra uno dei suoi simboli. Ancora di più alla vigilia del voto di oggi sul federalismo municipale da parte della «bicameralina». Se scosse ci saranno, sono rimandate a dopo questo delicato passaggio. Nel «modello (Carlo) Cattaneo» citato dall'inquilino del Quirinale – «La visione dell'unità che riconosce le distinzioni, dell'unità pluralistica e non indifferenziata, dell'unità fondata su istituzioni di autogoverno che rendono possibile la maggior partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica» – «ci siamo ritrovati, è nel solco di quello che dicono Pirovano e Formigoni. Soprattutto nella necessità di cambiare l'attuale sistema istituzionale, di guardare ai contenuti di una riforma, non al governo che la fa», commenta il deputato Giacomo Stucchi. Lui, insieme all'assessore provinciale Silvia Lanzani, sono stati tra i pochi invitati al pranzo riservato in Prefettura. «Possiamo avere idee diverse dal punto di vista politico, ad esempio sull'identità nazionale che va rafforzata, ma c'è un rapporto personale col presidente e la moglie Clio più che consolidato, risale a quando lui era a capo della commissione Affari istituzionali a Bruxelles», aggiunge. Anche il parlamentare Nunziante Consiglio definisce l'intervento «da grande uomo di Stato, con una finestra spettacolare aperta sulla questione del federalismo. È stato un messaggio serio, serenissimo, in linea con quanto stiamo facendo a Roma e i bergamaschi si aspettano». Il segretario provinciale del Carroccio Cristian Invernizzi (con cravatta verde d'ordinanza) per l'occasione si è anche tagliato i capelli: «Nell'antica Grecia lo facevano in segno di lutto. Ma oggi, anche per la Lega, è una giornata tutt'altro che triste. Il discorso di Napolitano ha toccato temi a noi cari: la rivalutazione del pensiero di Cattaneo; il richiamo alla concordia tra le forze politiche, che speriamo venga ascoltato, per realizzare le riforme necessarie al Paese». Protesta? «E chi l'ha detto che avremmo protestato. E poi si vota domani (oggi, ndr). Come possiamo contestare qualcosa che non è ancora avvenuto?». Anche il sindaco di Treviolo Gianfranco Masper conferma: «Non ha senso la protesta. Mica siamo arrabbiati con le istituzioni, è chi non vuole le riforme che ci fa arrabbiare. Mi riconosco nel discorso convinto e realistico del presidente, che non è mai entrato in contrasto col federalismo». In sala anche i consiglieri regionali Giosué Frosio e Roberto Pedretti («In un momento delicato come quello che stiamo vivendo, il discorso di Napolitano guarda avanti, ci ha richiamato al compito delle riforme di cui noi siamo il traino»), assente l'assessore Daniele Belotti, ma nessuna provocazione. «Sono ammalato – si giustifica al telefono – ho annullato tutti gli impegni della giornata». All'uscita c'è anche uno scambio di battute tra la coppia presidenziale e il sindaco di Seriate. «La signora Clio si è complimentata perché ha visto tante donne e giovani sindaci – racconta Silvana Santisi Saita –. Il presidente mi ha chiesto quanti abitanti ha il mio Comune e com'è. Gli ho detto che è anche attraversato dal fiume Serio». Serio, come l'atteggiamento di tutti i rappresentanti delle istituzioni bergamasche nell'accogliere il presidente della Repubblica.

mercoledì 2 febbraio 2011

ECO DI BERGAMO - 02/02/11 - STUCCHI: NON SARA' D'ALEMA A DECIDERE SE ANDARE ALLE URNE

Stucchi: non sarà D'Alema a decidere se andare alle urne«Se ci sarà da andare al voto a breve si vedrà, e non saràla Lega a tirarsi indietro, ma il ricorso alle urne non potrà certo esserci per volontà di D'Alema», ha dichiaratoil deputato bergamasco del Carroccio Giacomo Stucchi

martedì 1 febbraio 2011

BERGAMO SERA - 01/02/11 - STUCCHI (LEGA): D'ALEMA PREPARA L'ARMATA BRANCALEONE

BERGAMO — “Se ci sarà da andare al voto a breve si vedrà, e non sarà la Lega a tirarsi indietro, ma il ricorso alle urne non potrà certo esserci per volontà di D’Alema, o dell’armata Brancaleone che lui vorrebbe mettere insieme”. Così il parlamentare bergamasco della Lega Nord, e segretario di presidenza alla Camera dei Deputati, Giacomo Stucchi, sul suo blog. “I giorni che viviamo – continua l’esponente leghista – non saranno certo ricordati per la proposta di un cartello elettorale antiberlusconiano, che peraltro non ha neppure il pregio della novità, ma per la più grande riforma della storia repubblicana, quella del federalismo fiscale. Bisogna però – avverte Stucchi – che ci si armi di pazienza e si assuma un atteggiamento di dialogo”. “In tal senso, l’accordo raggiunto con l’Anci costituisce un punto di forza rilevante per andare avanti. Molti sindaci, anche dello schieramento opposto, sono favorevoli al federalismo fiscale perché hanno capito che si tratta di un percorso ineluttabile per venire via dalle secche nelle quali un sistema centralista, farraginoso e inefficiente, ci ha impantanato per troppo tempo; ma anche perché – conclude il parlamentare leghista – riconoscono che la riforma, non avendo alla base un concetto ideologico, non è né di destra né di sinistra”.