mercoledì 10 giugno 2009

ECO DI BERGAMO -10/06/09- CONVOCHERO' GLI STATI GENERALI DEI COMUNI BERGAMASCHI

Ettore Pirovano, il giorno dopo la conquista della poltrona più alta della Provincia. Ha dormito stanotte?«Non molto, ma non per questioni nervose». Si sono prolungati i festeggiamenti?«Visto che Bergamo dopo una certa ora è deserta, ci siamo trasferiti a Orio, a una festa della birra, fino alle 2,30. In compagnia di tanti giovani sostenitori e sindaci leghisti».Tornato a casa lo stress da campagna elettorale si è fatto sentire?«Non soffro particolari stress. A casa c'erano mia figlia Daisy, eletta sindaco a Misano, e i suoi amici». Primo summit familiare? «Ci siamo scambiati un po' di opinioni. Poi stamattina (ieri, ndr) lei è andata in Comune, io in Provincia». Hanno già iniziato a chiamarla presidente? Che effetto le fa?«Ho passato due-tre ore al lavoro in via Tasso e ho incontrato un centinaio di dipendenti. Essere salutato come presidente mi ha fatto uno strano effetto, ci vorrà un po' per abituarmi». Si aspettava quasi il 60% di preferenze?«I calcoli teorici parlavano di numeri tra il 58 e il 62%. Ma man mano che si avvicinavano le elezioni, incertezze e dubbi non sono mancati, anche se c'era la coscienza di aver fatto una buona campagna elettorale e che il momento era propizio». Se ha avuto dubbi non si è capito. Ha sempre dato un'immagine «tutta d'un pezzo».«Sin da bambino mi hanno insegnato che se entri nel giardino di un altro e c'è un cane, è bene non fargli capire che hai paura altrimenti ti morde. Meglio far finta di niente». Ha parlato di momento propizio per la Lega. Ben diverso dal 2004, quando corse Giacomo Stucchi. «Giacomo è sceso nell'arena in un momento difficile, sapendo di avere di fronte gladiatori pesanti. Per questo tutti lo stimiamo».Si può quindi dire che lei ha vinto facile?«È stato un risultato molto voluto, ma mi sono trovato come la ciliegina sulla torta. Bossi mi ha dato la possibilità di candidarmi con una Lega fortissima e il Pdl in coalizione. Ho dato un contributo, ma non ho vinto io, bensì i partiti e le persone che mi hanno sostenuto. Ho giocato facile perché sono sceso nell'arena con un lungo allenamento e una grossa squadra alle spalle, in un momento in cui i colleghi al governo hanno dato ai cittadini un'immagine di coerenza». Ha sentito il presidente uscente Valerio Bettoni?«Non l'ho sentito e non mi ha chiamato. Comunque entro tre giorni dall'elezione dev'esserci l'insediamento ufficiale, quindi oggi o domani ci incontreremo per le incombenze formali e verificare le consegne». Si sente di dirgli qualcosa?«Umanamente mi dispiace che chi è stato a capo di oltre un milione di bergamaschi per dieci anni non abbia saputo smettere con classe. Spero che ora Bettoni possa recuperare una vita "normale". La vera vita è quella, non la politica». Quale sarà la sua prima incombenza da presidente?«Firmare le giacenze di cassa che sono ridicole. E poi ho già chiesto ai funzionari di preparare il primo Consiglio provinciale». Ha già fissato la data?«Presumibilmente sarà sabato 27 giugno. In segno di riconoscenza verso tutti i cittadini vorrei farlo nel cortile della Provincia, all'aperto e a portata di tutti, senza bisogno di fare le scale».Un primo segno del Pirovano-style?«Un segno per dare alla gente la sensazione tangibile del cambiamento. Come nel 1997: quando sono stato eletto sindaco di Caravaggio, feci il primo Consiglio comunale in piazza». «La Provincia davanti al presidente» vale sempre come slogan del suo governo? «Certo, non per niente durante la campagna elettorale tutti gli aspiranti consiglieri provinciali leghisti si sono presentati con me ai vari comizi. Estenderò questo principio anche alla squadra alleata del Pdl. Tutti gli assessori e consiglieri devono sapere che avranno la gente che li controlla e quindi dovranno viaggiare sul territorio, non stare chiusi negli uffici. Così solleveranno anche il presidente da qualche impegno. Ognuno dovrà fare il suo lavoro». A proposito di squadra. Quali tempi per la Giunta?«La Giunta va decisa entro dieci giorni dall'insediamento ufficiale, insieme al vicepresidente della Provincia e al presidente del Consiglio provinciale. Nei prossimi 7-8 giorni faremo questo passaggio con gli alleati». All'insegna delle «facce nuove», come ha spesso dichiarato?«In gran parte saranno facce nuove, con la possibilità di riconferma per alcune professionalità particolari, che si sono tenute fuori dai giochi scorretti del pre-campagna elettorale». Nella composizione della squadra farà pesare il risultato della Lega nei rapporti di forza col Pdl? «Il risultato elettorale sarà una componente delle scelte, ma non un concetto rigido. È importante che le persone lavorino in sintonia e capiscano che ciascuno è una parte del tutto. I solisti non vanno bene. Bisogna fare un'orchestra, e il presidente è il direttore. In un orchestra tutti sono indispensabili e tutti sostituibili, compreso il direttore». Lei tiene molto ai giovani. Conferma un assessorato dedicato a loro? «Un assessorato ai Giovani mi sembra un po' bulgaro. In tanti assessorati ci sono cose indirizzate ai giovani. Penso alla Cultura. È difficile che la stessa persona possa essere incisiva per diversi target e modi di intendere l'intrattenimento. Un conto è avere in testa le grandi manifestazioni al Donizetti, un conto la musica e il divertimento che cercano i giovani. Penso quindi allo "sdoppiamento" di alcuni assessorati, più per "mentalità" che per "età", perché esistono giovani di 60 anni e ventenni matusalemme». Nell'era Bettoni alcune deleghe erano direttamente sotto l'ala del presidente, come sport e personale. Lei ne terrà qualcuna? «Mi interessa il controllo di gestione, ma non credo che lo terrò. Il presidente dev'essere super partes, controllando e indirizzando la gestione di tutta la squadra». E il personale?«Ci sarà un assessorato ad hoc. Durante il primo giro degli uffici ho incontrato molta disponibilità e voglia di modernizzazione. Una signora si è persino commossa perché in dieci anni il presidente della Provincia non era mai entrato nel suo ufficio. Ci vuole un collegamento stretto tra la parte politica e la parte gestionale-amministrativa». Tra i suoi primi obiettivi conferma che ci saranno gli «stati generali» con i 244 Comuni della Provincia? «Spero che aderiscano tutti senza remore politiche e che l'intelligenza dei sindaci superi le ideologie». Non dovrebbe essere difficile, visto il filotto del centrodestra alle amministrative, compreso il Comune di Bergamo. «Effettivamente la collaborazione dovrebbe essere facilitata. Mi auguro comunque che non ci siano blocchi mentali dovuti alle appartenenze politiche. L'obiettivo è migliorare insieme la capacità di offrire servizi ai cittadini». Continuerà a fare il vicesindaco di Caravaggio? «No. Ero già d'accordo con il sindaco, gli assessori e i consiglieri leghisti che mi sarei dimesso in caso di elezione. Del resto mi ero messo nella lista comunale nel 2006 per aiutare la Lega a vincere, ma non ho mai fatto il "sindaco ombra" come qualcuno dice, anche se con Prevedini ho uno scambio quotidiano». E il parlamentare? «Continuerò. Essere parlamentare non vuol dire avere amici a Roma, bensì conoscere le vie per portare più benefici al territorio, come ho fatto nei nove anni da sindaco. Periodo in cui né in Comune né in Parlamento ho avuto problemi perché li frequentavo entrambi». Andrà in vacanza? «Per ora non se ne parla». Una curiosità: il cavallo verde in plastica su cui è salito la notte della vittoria si trasferirà in via Tasso?«Il cavallo è un simbolo goliardico della vittoria. Resterà nella sede della Lega, in via Berlese. Non farebbe una bella figura nel palazzo della Provincia, che è splendido. Inoltre è troppo alto: mi hanno aiutato in tre per salirci».

Nessun commento: