Il presidente Pirovano: «Pinzillacchere? Ecco cosa facciamo per il lavoro»Frizioni col Pdl. Il vice Capetti: «Io contro su Facebook? Errore dal palmare»
Il tema è «Cosa fa la Provincia per il lavoro». Ma la conferenza stampa convocata per replicare a sindacati e opposizioni, che accusano via Tasso di pensare solo alle «bandiere» (dopo il debutto del nuovo vessillo verde con scritta Bèrghem alla Cà San Marco) e non alla crisi, una volta esaurito il resoconto, diventa un «one man show» del presidente leghista Ettore Pirovano.Prima riferendosi alla polemica del segretario provinciale della Fiom sventola 120 euro (ogni bandiera costa 60 euro, ndr), dicendo di voler offrire il caffè a 120 sindacalisti. Poi se la prende col parlamentare del Pd Antonio Misiani: «Forse è preoccupato soprattutto del suo posto di lavoro, visto che il suo partito si sta sciogliendo». Trasferisce tutti nel suo ufficio, fa srotolare tutte le bandiere della Provincia che si sono succedute nel tempo, dice che «l'Inno di Mameli è provvisorio dal 1948, e quindi se la bandiera della Provincia resterà provvisoria per un po' (cioè senza autorizzazioni, ndr) nessuno scandalo: e poi come si fa a cantare "Che schiava di Roma" senza prurito?». Non risparmia neppure gli alleati del Pdl, che sulla bandiera è andato in ordine sparso (per il capogruppo in Provincia Giuseppe Bettera «Nessuno scandalo», mentre dal coordinatore provinciale Carlo Saffioti pieno dissenso): «Non c'è nessuna nube. Forse se la prendono perché li surclassiamo. Da loro io sto ancora aspettando delle idee». In barba al fatto che pochi minuti prima avesse presentato il piano di aiuti ad aziende, cassaintegrati e famiglie con al fianco l'assessore al Lavoro Enrico Zucchi e l'ex Giuliano Capetti (ora vicepresidente di via Tasso), entrambi piedellini. Da quest'ultimo, in sede ufficiale, nessun accenno all'adesione su Facebook al gruppo «Boicottiamo la nuova bandiera». Ma interpellato spiega: «È stato un errore. Mi è arrivata un'email sul palmare e per sbaglio ho cliccato "conferma". Mi sono già cancellato. Comunque in Giunta non si è approvata nessuna bandiera nuova. Servono degli iter ben precisi per cambiarla». «Non ci occupiamo solo di pinzillacchere, già dal 2005 con Capetti si andava al ministero di Maroni per le questioni occupazionali», ricorda Pirovano. E il vice conferma che «la cassa in deroga è nata proprio qui in Bergamasca, dove si sono create una normativa e una Commissione provinciale, per poi diventare esperienza nazionale». Zucchi cita i 30 casi aziendali «aperti», affrontati in altrettanti tavoli; il milione di euro per i Confidi e l'ugual cifra per le famiglie (si stanno definendo i criteri per assegnarli), stanziati nell'ultimo Bilancio di previsione; le cifre dell'apprendistato e e dell'inserimento disabili, oltre ai 40 cassaintegrati «divisi» tra Procura e Tribunale. Due le questioni particolari trattate. Per la Valle di Scalve si sta ragionando su possibili forme di aggregazioni d'imprese o gruppi d'acquisto; per le imprese del legno della Valle Brembana i leghisti hanno depositato in Parlamento un'interrogazione con la richiesta di attivare velocemente la «fiscalità zero».E proprio la Lega rinserra i ranghi. Al tavolo della conferenza ci sono anche i consiglieri regionali Giosuè Frosio e Roberto Pedretti, per ribadire la piena sintonia tra Regione e Provincia sui temi del lavoro: «Noi ci siamo. Piuttosto i sindacalisti non mettano il bastone tra le ruote. La crisi non è colpa di nessuno, c'è e va affrontata come stiamo facendo». Da Roma si fa sentire il deputato Giacomo Stucchi: «Il grave delitto di cui si sarebbe macchiato il presidente Pirovano sarebbe quello di aver usato su un vessillo non ufficiale, in aggiunta alla scritta in lingua italiana, una fastidiosa parolina in lingua bergamasca, un idioma ancora vivo, parlato, la cui importanza non possiamo dimenticare, in sostituzione del termine latino, più nobile ma sicuramente meno utilizzato. Rispetto e ammiro chi dice di vivere nella "Bergomatum ager" ma guardo con meno sospetto e più simpatia chi risponde "me so de Bèrghem"». E da Madrid (dov'è in corso un summit su economia e lavoro in Europa) il collega Nunziante Consiglio: «Che ci azzecca tirare in ballo i problemi del territorio quando si parla di una bandiera? Il presidente Pirovano bene ha fatto, con la scritta Bèrghem, ad esprimere pienamente l'appartenenza dei bergamaschi, e questo non gli ha impedito di occuparsi con incisività delle questioni occupazionali della nostra provincia». Ma la polemica non si placa. «L'elemento inquietante della nuova bandiera della Provincia pirovaniana – interviene il consigliere provinciale di Sinistra per Bergamo, Paolo D'Amico – è la scritta in dialetto che rimarca l'elemento identitario. Il principio dell'identità è fortemente connotato ideologicamente, è escludente dell'"altro", è una barriera, crea distanza anziché consolidare i valori della convivenza e del rispetto reciproco». E un lettore: «La bandiera verde con scritta in dialetto dimostra ancora una volta come questa gente abbia vedute molto corte e mentalità chiusa. Già da sempre nella tipologia del bergamasco c'è questa caratteristica di chiusura e isolazionismo. Ora la cosa si aggrava con l'apporto dello spirito leghista. Spero che tutte le forze politiche più aperte e il Cai facciano in modo che queste grette posizioni e queste manovre non si ripetano. Anche per il buon nome della terra bergamasca».
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