mercoledì 11 novembre 2009

ECO DI BERGAMO - 11/11/09 - PARLAMENTO DISOCCUPATO? "SI' SVUOTATO". "NO, LAVORIAMO"

Il Parlamento negli ultimi sei mesi ha approvato 47 leggi e, di queste, 36 sono d'iniziativa del governo: Camera e Senato sembrerebbero, quindi, ormai chiamate a ratificare solo le proposte legislative dell'esecutivo. È quanto emerge da un'inchiesta di «Repubblica» che ha preso in esame il lavoro del Parlamento negli ultimi sei mesi. Secondo alcuni risultati dell'indagine, la Camera avrebbe lavorato con una media di diciotto ore alla settimana ed il Senato si sarebbe fermato a poco più di otto ore. E questo mentre nelle Commissioni sono fermi 1.621 disegni di legge al Senato e 2.606 alla Camera. Dati che fanno discutere e che vedono su fronti opposti anche i parlamentari bergamaschi di maggioranza e opposizione.Gregorio Fontana, del Popolo della libertà, osserva che «fare tante leggi non significa sempre fare bene. Il governo punta alla delegificazione del nostro sistema: servono meno leggi, ma più chiare e in coerenza con l'indirizzo politico per il quale i cittadini ci hanno votato». L'intervento del governo sulla vita parlamentare «è un modo per coordinare e rendere più trasparente e coerente l'azione amministrativa. I decreti legge del governo sono stati modificati 1.013 volte, i disegni di legge 1.448 voti: il Parlamento ha potuto fare il suo lavoro. In 18 mesi abbiamo approvato 113 leggi, il governo Prodi 70». Giorgio Jannone, del Pdl, pone l'accento sulla necessità di «riformare il bicameralismo perfetto o, quanto meno, cambiare i regolamenti parlamentari: in ogni legislatura il numero dei provvedimenti governativi approvati in aula è sempre stato superiore a quelli d'iniziativa parlamentare. Per questo occorrono le riforme». «Il lavoro dei parlamentari – aggiunge Jannone – non è solo quello svolto in Aula, ma anche quello necessario per scrivere e preparare le proposte di legge, le interrogazioni, e quello svolto nel proprio Collegio elettorale».Il senatore Valerio Carrara, del Pdl, contesta i dati dell'indagine: «Non sono d'accordo. Non è vero che in Senato si lavora poco: i senatori sono presenti e sono impegnati in Aula e nelle Commissioni. Quando si governa, ci sono emergenze che richiedono interventi urgenti: di fronte ad un'opposizione non costruttiva, si è costretti ad intervenire con decreti del governo; ma in Aula c'è spazio anche per discutere delle iniziative legislative dei parlamentari». Anche Giacomo Stucchi, della Lega Nord, pone l'accento sul bicameralismo perfetto: «È vero che in questa legislatura il governo ha avuto una predominanza, ma una legge proposta dall'esecutivo viene sostenuta da chi è in maggioranza, mentre su una proposta legislativa parlamentare c'è un confronto più ampio ed è anche più difficile concludere l'iter di approvazione in entrambi i rami del Parlamento». Riguardo al lavoro in aula, Stucchi ricorda che «i tempi si sono ridotti anche perché è diminuito il numero dei gruppi parlamentari e, quindi, degli interventi. Il lavoro parlamentare non si riduce solo alla presenza in Aula, ma anche all'impegno nelle Commissioni e sul territorio». Di parere diverso i parlamentari dell'opposizione. «I lavori del Parlamento – osserva Giovanni Sanga del Pd – risentono pesantemente della scelta del governo di assumersi anche l'iniziativa parlamentare attraverso i disegni di legge, quando non si procede con decreti legge o con voti di fiducia: ciò limita la libertà del Parlamento di lavorare sulle proposte di legge dei deputati. Ci sono migliaia di proposte legislative che non vengono discusse neppure in Commissione, perché non c'è la necessaria copertura finanziaria». «Oggi c'è un peso del governo eccessivo sul Parlamento – conclude Sanga –, ma questa è una condizione voluta: in gioco c'è una diversa concezione della forma di vita democratica; c'è chi ritiene il Parlamento il centro della vita del Paese e chi pensa di dover andare verso una forma di Stato presidenzialista, con un modello di democrazia più plebiscitario che parlamentare». Antonio Misiani, del Pd, ritiene «veritieri i numeri pubblicati da "Repubblica": sono la conseguenza del processo di svuotamento del Parlamento, chiamato solo ad approvare i provvedimenti del governo che procede con voti di fiducia. Il pallino della vita parlamentare è ormai in mano all'esecutivo. Il Parlamento non lavora più o poco per responsabilità del governo che impone i suoi disegni di legge e non dà copertura finanziaria alle proposte di legge dei parlamentari». Anche Gabriele Cimadoro, dell'Italia dei valori, osserva che «il governo procede ormai a colpi di fiducia senza dare la possibilità di discutere in aula e di affrontare altri provvedimenti. Il Parlamento è sotto scacco del governo e delle sue imposizioni. Il lavoro in aula è ridotto a poche ore perché ormai ci sono da approvare solo i provvedimenti del governo. Non si può discutere d'altro».

Nessun commento: