domenica 23 agosto 2009

ECO DI BERGAMO - 23/08/09 - PETTINI ALLA LEGA. SUI CONTRATTI BENE DECENTRARE

Esempio: «La sanità in Lombardia è gestita a livello regionale e allora perché non cominciare a fare qualche sperimentazione sulla contrattazione decentrata in questo settore?». La proposta arriva dal segretario della Cisl Lombardia, Gigi Petteni, alla Bèrghem Fest di ieri sera, dove il tema in discussione era «Come superare la crisi economica», dibattito moderato dal giornalista de «L'Eco di Bergamo» Pierluigi Saurgnani. E Petteni, che da cislino sostiene e punta a rilanciare la contrattazione aziendale e territoriale, tende una mano al Carroccio: «Se la Lega e il ministro Roberto Calderoli sono interessati a portare avanti qualche sperimentazione sulla contrattazione decentrata, io non trovo che ci sia nulla di cui scandalizzarsi», spiega. Del resto già nel settore della Sanità lombarda i premi di risultato si contrattano sul territorio e in questo modo i lavoratori si portano a casa 1.000 euro in più all'anno, «e io dico: perché non aumentare le materie su cui contrattare a livello decentrato?».Petteni invoca una sorta di fisco di vantaggio, detassando la contrattazione sui salari a livello territoriale: «La contrattazione la fanno i sindacati con le associazioni imprenditoriali, ma il "pubblico" può intervenire con gli strumenti che gli competono», precisa il segretario regionale della Cisl. Una proposta che potrebbe rappresentare una boccata d'ossigeno per rimettere in moto l'economia, secondo Petteni, perché «per far ripartire i consumi bisogna pure che la gente abbia i soldi da spendere».E proprio sullo «stato» della crisi si è fatto il punto della situazione con il deputato leghista Giacomo Stucchi che si è detto convinto che «il punto più basso della crisi si è toccato ad aprile di quest'anno» e in Bergamasca le difficoltà economiche sono state avvertite maggiormente perché «il nostro territorio ha una vocazione manifatturiera, settore che è stato fortemente colpito dalla crisi». Possibili soluzioni sul lungo periodo, secondo Stucchi, sono «il turismo, in particolare nelle valli Brembana e Seriana, ma anche opere come la Brebemi, che può offrire posti di lavoro». Quanti? A fare una stima è stato il vicepresidente della Provincia Giuliano Capetti: «Circa 4.000 persone fra lavoratori diretti e indotto» dal 22 luglio 2009, data di inizio dei lavori, come del resto è stato comunicato dalla società stessa. Non bisogna però guardare soltanto alla Brebemi, ma anche alle opere ad essa connesse, all'alta capacità ferroviaria e a tutti quei cantieri che si vanno aprendo sul nostro territorio, secondo Capetti. Una speranza anche per quei 5.700 lavoratori che nel 2009 - si stima - perderanno il posto in Bergamasca, fra il settore dell'industria e dei servizi, mentre in Lombardia, come ha ricordato Petteni, ci sono state giornate in cui fino a 200 mila lavoratori rimanevano a casa. E per far ripartire l'economia sono state fra l'altro decisive le questioni degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro, così come anche il rifinanziamento della cassa in deroga: «Indirizzi che sono partiti anche dalla nostra provincia, grazie all'interessamento di più soggetti», hanno riconosciuto i tre all'unisono.

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