martedì 4 agosto 2009

ECO DI BERGAMO - 04/08/09 - L'UNITA' DI'TALIA E LA FREDDEZZA DELLA LEGA

Caro direttore, la posizione della Lega - che si dichiara apertamente contraria a celebrare con enfasi il Centocinquantenario dell'Unità d'Italia, nel 2011 - merita un approfondimento, prima d'essere valutata. L'intervista, peraltro esplicita, all'onorevole Giacomo Stucchi - che L'Eco pubblica nell'ambito di una pagina ottimamente riuscita sul numero di domenica - lascia aperta, secondo me, un'importante problematica. Tanta freddezza, in dichiarata polemica col Sud, deriva dalla convinzione che tanto laggiù - piagnoni come sono - non cambieranno mai e continueranno a chiedere assistenzialismo (sicché c'è poco da festeggiare) oppure che la valorizzazione delle realtà locali debba prevalere sul sentimento nazionale (ma esiste davvero?) da Trapani a Belluno? Stucchi dà l'impressione di non formalizzarsi troppo, ma il primo argomento possiede una sua validità, mentre alimentare il secondo è molto pericoloso. D'accordo che accusare la Lega di voler disgregare il Paese è improprio e ingiusto, visto che «noi del Nord tiriamo da sempre la carretta»: quindi «se non ci fosse il Nord che lavora sarebbe peggio per tutti». Ma piano col discorso che la gente sarebbe attaccata al luogo in cui vive, al punto che «verso chi viene da fuori occorre rispetto, ma l'identità comunitaria va protetta». Questo vecchio cavallo di battaglia della Lega, ad uso elettorale, denota un atteggiamento non interessato all'ovvia crescita culturale di chi vuol imparare dagli altri, perché tanto nel proprio triangolino ci sta quanto serve. Inoltre si finisce inevitabilmente per dar linfa continua ai campanilismi. A forza di non prendere sul serio quest'indisponibilità sostanziale nei confronti del forestiero, dimenticando che i contributi esterni, anche caratteriali, non fanno mai male, la deriva dell'incomprensione reciproca s'avvicina sempre di più. Sul tema dell'Unità, per dichiarare da che parte sto, ho apprezzato molto l'impalcatura della pagina, con la grande foto «Bergamo - Città dei Mille» a campeggiare in apertura. Mi piacque molto l'iniziativa del sindaco Bruni di installare quel cartello in sostituzione del «Berghem» della precedente amministrazione. E sto apprezzando, ora, che i leghisti vincitori delle elezioni non stiano insistendo per un nuovo avvicendamento. Che i Mille erano per metà bergamaschi «e sono morti, quasi tutti, per fare l'Unità d'Italia», come dice nella sua intervista lo storico Campi, mi sembra autentico motivo d'orgoglio, più che sottolineare un senso d'appartenenza al proprio territorio che talvolta s'esprime volgarmente quando non in modo becero.

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