domenica 2 agosto 2009

ECO DI BERGAMO - 02/08/09 - ACCUSARCI E' INGIUSTO, NOI DEL NORD TIRIAMO DA SEMPRE LA CARRETTA

Onorevole Stucchi, è vero che la Lega è un po' fredda sulle celebrazioni previste per l'Unità d'Italia?«Esatto. Fredda è l'aggettivo giusto. La nostra vera tradizione è quella del Lombardo-Veneto che ha lasciato qualcosa di ben più duraturo nella nostra identità rispetto ai pochi anni dall'Unità d'Italia». Giacomo Stucchi deputato leghista bergamasco della prima ora, allarga le braccia e conferma: «Non siamo entusiasti. Speriamo solo che non sprechino troppi soldi, ma facciano pure».Allora, onorevole qual è l'identità dell'Italia?«Preferisco parlare dell'identità dell'Europa, che è quella dei popoli e non degli Stati nazionali. Richiamare sempre il sentimento nazionale è antistorico. Il futuro va in un'altra direzione, cioè quella della valorizzazione delle realtà locali». E con il principio di solidarietà nazionale come la mettiamo?«Diciamo che prima vale all'interno delle piccole comunità locali e poi sale alle istanze superiori. La gente è attaccata al luogo in cui vive. Verso chi viene da fuori occorre rispetto, ma l'identità comunitaria va protetta».Non le sembra egoismo territoriale?«No. È solo orgoglio della propria identità. Nessun egoismo. Chi produce, chi fatica vuole prioritariamente i benefici per sé. Non è egoismo. Nessuno impedisce poi di aiutare gli altri. Ma gli altri devono accettare di farsi aiutare e non pretendere tutto e comunque».Parla del Sud?«Parlo in generale. Nelle nostre valli c'erano zone depresse, dove contavano le stesse leggi del Meridione. Eppure i bergamaschi, con laboriosità e ostinazione, si sono occupati del proprio riscatto, hanno creato non solo un tessuto economico forte, ma hanno anche saputo generare coesione sociale, solidarietà nazionale e internazionale. Imprese importanti, gente forte, gente determinata, gente soprattutto laboriosa, che non s'è mai seduta, ma ha cercato di inventare qualcosa di meglio per sé e la propria comunità. Qui nessuno ha mai regalato niente e nessuno ha mai aspettato la manna dal cielo, seduto e tranquillo. Come invece accade sempre al Sud».Dove sbaglia il Sud?«Si lamenta sempre, recrimina per questioni economiche, pretende più soldi».Ma bisogna proprio dividere l'Italia?«No, le rivendicazioni identitarie e culturali legittime vanno fatte all'interno della cornice dello Stato. Ma non si possono pretendere sempre risorse che non ci sono nel territorio».Cioè, lei dice che il Sud ruba risorse?«In Italia si sottrae ossigeno alla Padania produttiva per mandarlo al Sud. L'assistenzialismo ha portato via risorse ai settori produttivi del Nord e questo ha provocato danni al Nord e anche al Sud».Berlusconi ha sbagliato a dare i quattro miliardi al Meridione?«No, perché ha fatto un'operazione diversa da tutti i precedenti governi. Non ha concesso soldi a fondo perduto, per pagare stipendi o per creare posti di lavoro improduttivi. Li ha destinati alle opere, tramite il Cipe, li ha legati alla programmazione di investimenti seri. Se il Sud lo capisce, può cominciare anche il suo riscatto. Berlusconi è stato bravissimo ad opporsi a Lombardo e al suo partito piagnone».Non si rischia di riproporre, comunque, la vecchia Cassa del Mezzogiorno?«Assolutamente no. L'ente che controllerà come i soldi vengono spesi sarà fortemente padano e pragmatico. Ci saranno controlli severi».Il futuro è sempre quello dell'Italia federale?«Certamente. Io sono iscritto alla Lega da 22 anni. Ho scritto un libro sul federalismo nel 1995. Il federalismo è la nostra storia, lì ci sono le nostre radici. Il federalismo permette la coesistenza di più popoli in un Paese che sarà sicuramente migliore. Ma va rispettata la volontà dei singoli e delle comunità dove si lavora e si produce di più».Nel dibattito che s'è sviluppato fra gli intellettuali in vista dei 150 anni dall'Unità, voi venite accusati di essere una forza disgregante. Come risponde?«Che accusare il Nord e la Lega di voler disgregare il Paese, dopo che per anni noi abbiamo tirato la carretta, è improprio. E aggiungo ingiusto, soprattutto in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo. Se non ci fosse il Nord che lavora, sarebbe peggio per tutti».

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