mercoledì 5 maggio 2010

ECO DI BERGAMO - 05/05/10 - LEGA E PD. DUE INTERROGAZIONI A SOSTEGNO DELL'AZIENDA SCALVINA

Al di là del deprecabile malinteso sul cambiamento di sede (che non è stato affatto digerito a cuor leggero non solo dai sindacati ma anche dagli altri partecipanti al presidio di oggi), si moltiplicano le iniziative a favore della Valbona. Ieri al riguardo due interrogazioni parlamentari sono state inviate al ministro del Lavoro Sacconi e al dimissionario ministro dello Sviluppo Economico Scajola. La prima porta la firma dei deputati del Pd Giovanni Sanga e Antonio Misiani e la seconda dei deputati bergamaschi della Lega Nord Giacomo Stucchi, Ettore Pirovano, Nunziante Consiglio e Guido Vanalli.Per Sanga e Misiani «Valbona costituisce una realtà produttiva strategica per la Valle di Scalve, una delle poche fabbriche rimaste in un'area di montagna e profondamente legata alla storia umana e lavorativa di quella comunità: se veramente si arrivasse alla chiusura, sarebbe un colpo terribile, in primo luogo per le 32 famiglie dei dipendenti interessati e poi per l'intera valle di Scalve». Ecco perché i parlamentari del Pd chiedono ai ministri «quali misure intendano adottare per evitare la chiusura di una realtà produttiva così importante per l'economia scalvina; quali iniziative ritengano di assumere per garantire gli ammortizzatori sociali necessari nel periodo di crisi e in attesa di un piano aziendale di rilancio e se intendano attivarsi per creare un ampio tavolo di consultazione per affrontare la crisi della Valbona ed in generale le crisi che colpiscono le realtà produttive nei territori montani della provincia di Bergamo».Da parte loro i deputati leghisti chiedono ai due ministri Sacconi e Scajola «se non si ritiene opportuno convocare urgentemente la proprietà della Meccanica Valbona per valutare se sono state esaminate tutte le possibili ipotesi per permettere la continuità della produzione nello stabilimento bergamasco e quali interventi si intendano attivare, per mettere in condizione l'azienda di poter continuare ad operare, garantendo transitoriamente i lavoratori con adeguati ammortizzatori sociali».

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