venerdì 10 luglio 2009

ECO DI BERGAMO - 10/07/09 - PORTE CHIUSE ALLA FAMIGLIA CON FIGLIO AUTISTICO. I PARLAMENTARI LEGHISTI SCRIVONO A BERLUSCONI

La vicenda della famiglia Bravi di Calusco d'Adda «rifiutata» da un albergo di Jesolo perché ha un figlio autistico, dopo essere stata resa nota dal nostro giornale approda adesso nei palazzi della politica. Gli onorevoli leghisti della Bergamasca - Giacomo Stucchi, Ettore Pirovano, Nunziante Consiglio e Pierguido Vanalli - hanno infatti approntato una «Interrogazione a risposta scritta» rivolta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola e al ministro dell'Interno Roberto Maroni per sapere se, venuti a conoscenza dell'accaduto, intendono dare seguito a eventuali provvedimenti.L'interrogazione richiama esplicitamente l'articolo apparso «su L'Eco di Bergamo in data 8 luglio 2009», che riferisce di quanto accaduto alla famiglia Bravi di Calusco d'Adda (va detto, in proposito, che dopo il rifiuto dell'abergatore di Jesolo, la famiglia è stata invece accolta in un hotel della Liguria, dove ha potuto trascorrere le vacanze al mare). Inoltre, ricorda che «ancora oggi si assiste a fenomeni discriminatori verso le persone definite "diverse"». Entrando poi nello specifico della vicenda, l'interrogazione precisa che «l'autismo è considerato dalla comunità scientifica internazionale un disturbo che interessa la funzione cerebrale e la persona affetta da tale patologia mostra una marcata diminuzione dell'integrazione sociale e della comunicazione» e che «i divieti all'ingresso nei locali pubblici o in pubblici esercizi devono essere rigorosamente affissi al di fuori degli stessi, ma sicuramente in un paese civile non possono riguardare situazione di disabilità».Fatte queste premesse, gli onorevoli leghisti chiedono al premier e ai ministri interessati se «intendano intervenire in modo da prevedere opportune sanzioni verso i conduttori/proprietari di pubblici esercizi, e nei casi più gravi anche con la chiusura degli stessi, qualora si accertino fatti discriminatori, eseguiti in modo irrazionale ed infondato, ai danni di persone affette da patologie, come l'autismo» che non giustificano comportamenti come quelli verificatisi nella vicenda della famiglia Bravi.

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