venerdì 27 agosto 2010

ECO DI BERGAMO - 27/08/10 - LA RABBIA DEI LUMBARD: "HANNO ROVINATO TUTTO"

Sotto il tendone tra militanti e leader leghisti mentre fuori c'è la guerriglia: la tensione, il gelo
Alzano. Prima delle 22,25 l'incognita numero uno era quella sulla presenza di Giulio Tremonti, invitato qui a dibattere di federalismo e sicurezza con Roberto Calderoli e Roberto Maroni. «Ma arriva o no?», la domanda. Del titolare dell'Economia sul maxischermo corrono le immagini al Meeting di Rimini, dove ancora alle 20 risultava in corso il suo intervento. Poi l'annuncio al microfono: Giulio c'è. È giunto sul limitare della Valle Seriana in auto, su come abbia polverizzato chilometri da qui alla riviera romagnola serpeggiano ipotesi aeree. Ma intanto è un successo. È la prima volta che nella storia recente dei dibattiti nella Bergamasca si trovano riuniti tre ministri della Repubblica di diversi partiti. Sotto il tendone dei dibattiti la gente si accalca, turbinano telecamere. I tavoli della festa contano almeno tremila persone.Pronti, via. Si parte. Sono le 22,15. Sul palco il trio si accomoda: accanto a Tremonti, Calderoli in bermuda d'ordinanza, tenuta sfoggiata (e plurifotografata) due anni fa a Pontida, con in pugno il dossier federalista. Maroni, la cui scorta è senza dubbio la più determinata a «fare largo», pronto a snocciolare numeri su lotta alla mafia e operazioni di sicurezza. Sulla tessera del tifoso la contestazione è annunciata, tra la folla della festa c'è chi dice che sì, li ha visti gli ultrà, sono alla basilica. «No, al grattacielo». Ed è quando Maroni prende parola che succede: primo scoppio. Poi ancora un botto, vicino. Cori e fischi da fuori: «Sono gli ultrà». Terzo botto, forse un quarto. Sono le 22,25 e alla Bèrghem Fest i tifosi hanno dato inizio alla guerriglia.Dalla platea non si vede niente, la tensostruttura è chiusa da teli alle spalle dei ministri. S'intuisce che la faccenda è grave quando sul palco salgono tre tizi con l'auricolare. Poi un quarto. Stanno in piedi vicino a Maroni. Lui impassibile, resta seduto: «Parlo con i tifosi, non con i violenti». Anche Calderoli sbotta: «L'immagine di Bergamo non si può svendere per 200 teppisti». E l'imperativo: «Continuiamo». Si continua. Poi uomini in assetto antisommossa che corrono sul lato del tendone. È un flash. Puzza di bruciato. A Maroni passano un cellulare: probabilmente ci sono le immagini dei roghi. Sul palco si prosegue, ostentando tranquillità. Là dietro le auto già bruciano, le bombe carta sono atterrate fra le autoblu. Sotto il tendone si vede poco mentre fra i tavoli della festa, lontani, un po' di più. Doriano Bendotti, vicesindaco di Alzano, dice: «Ci sono stati i lampi rossi, erano fumogeni». La corsa dei celerini agita le famiglie. «C'è stata gente che si è alzata, avevano i bambini, hanno detto: via subito».Qualche volto degli addetti alla sicurezza lumbard sbianca: «State calmi. State calmi». Nella prima fila sotto il palco stanno i vertici leghisti orobici. Giacomo Stucchi si alza verso la platea, invita a sedersi. Daniele Belotti si sposta col telefono in mano. Escono all'esterno il presidente della Provincia Ettore Pirovano e il sindaco di Alzano Roberto Anelli. Ma non ci sono più rumori e il convegno continua, la politica ha la meglio. Fuori, le forze dell'ordine hanno fatto scudo, i pompieri domano le fiamme. «Hanno bruciato quattro auto, alcune moto. Imbecilli», dice Pirovano. I tafferugli son durati una ventina di minuti.Il dibattito prosegue, ma uscire sul retro vuol dire scoprire via IV Novembre e la scena da guerriglia che i tendoni di plastica nascondevano. Lampeggianti blu, fiamme. Fra i roghi e il palco ci sono un pezzetto di strada e l'accesso vip. I leghisti, organizzatori e autorità, stanno lì. Molto silenzio, molta rabbia. Cristian Invernizzi, segretario provinciale, è basito: «Quelli non possono pensare di decidere quando può venire qui Maroni e quando no». Doveva essere un evento, ripetono. «Quando capita che ci siano tre ministri insieme? Hanno rovinato tutto». Per la Lega è la prima volta che una festa subisce simili attacchi. Anelli su questa faccenda insisteva da giorni: «L'avevano detto che avrebbero fatto caos. Guardate che roba...». Dopo il dibattito arrivano i ministri, il questore. Calderoli è un fiume in piena: «Bruciano le auto, poi se c'è dentro qualcuno...». Maroni è gelido. Tremonti riparte dopo poco. Giornalisti al lavoro, lanci di agenzia, telecamere. «Assalto a Maroni, guerriglia ultrà», il titolo già serpeggia. Poco dopo il ministro degli Interni incontra l'ispettore della Digos che è stato ferito. Erano pochi gli agenti? Si vedrà. La platea, un applauso, l'ha riservato anche a loro, quelli che c'erano

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