venerdì 20 agosto 2010

ECO DI BERGAMO - 20/08/10 - LA CRONISTORIA

Le origini. Tutto ha inizio quattro anni fa, quando l'allora ministro della Giustizia Roberto Castelli indicò le sedi per la nuova struttura dedicata alla formazione dei magistrati: Bergamo per il Nord, Latina per il Centro e Catanzaro per il Sud. Nella nostra provincia inizialmente si puntò sul Collegio Celana, poi l'operazione fallì e si decise di ripiegare su Palazzo Lupi, una volta pronto: nell'attesa venne identificata come sede provvisoria un'ala del Collegio Sant'Alessandro in città. L'affitto venne (e viene tuttora) sostenuto da Provincia e Comune di Bergamo, per un importo complessivo di 242.800 euro all'anno, più 50 mila forfettari per le spese di gestione.il ritardo del csmCon il governo Berlusconi attualmente in carica, il ministro della Giustizia Angelino Alfano mandò i vertici del ministero a chiudere la pratica Bergamo. Per funzionare, la scuola aveva però bisogno del Comitato direttivo: i 5 membri indicati dal ministero di Giustizia (Pietro Pelingieri, Angelo Del Vecchio, Chiara Cacciavillani, Fernanda Contri e Alberto Macchia) erano in carica dal 2007, appena varata la legge istitutiva dei corsi, mentre di quelli del Csm, fino alla dichiarazione del ministro Calderoli, non c'era traccia. Il deputato bergamasco Gregorio Fontana (Pdl) decise quindi di promuovere un appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, affinché venisse data piena attuazione all'istituzione della Scuola superiore della magistratura. L'appello venne sottoscritto anche dal presidente della Provincia Ettore Pirovano, dal sindaco Franco Tentorio e da alcuni parlamentari, tra cui Giorgio Jannone, Giacomo Stucchi, Alessandra Gallone e Nunziante Consiglio. Il Pd, dal canto suo, tramite i deputati bergamaschi Antonio Misiani e Giovanni Sanga, presentò alla Camera due interrogazioni parlamentari sull'avanzamento dell'iter della Scuola di magistratura, peraltro senza ottenere risposta dal ministro Alfano. la polemica in via TassoLa vicenda fu anche al centro di aspre polemiche durante la seduta del Consiglio provinciale di fine giugno, quando il presidente Pirovano rispose a un'interpellanza sulla questione e, a distanza, agli interventi dell'ex inquilino di via Tasso Valerio Bettoni e di Palafrizzoni Roberto Bruni (che lo accusavano di essere più impegnato a difendere Roma che a prodigarsi per portare qui i corsi di alta specializzazione), sottolineando che vi erano alcune falle negli atti amministrativi approntati dalle precedenti amministrazioni di via Tasso e Palazzo Frizzoni.

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