domenica 1 agosto 2010

ECO DI BERGAMO - 01/08/10 - ADDIO A ILARIO TESTA "UN GRANDE, CAPACE DI ESSERE UNO DI NOI"

I funerali del manager che ha fatto decollare l'aeroportoDalmine, folla di gente e autorità. «Un uomo autentico»

Dalmine.Il cielo è limpido sopra Dalmine. Come gli occhi con cui Ilario Testa ha sempre guardato il mondo e gli altri. «Ilario non ci permette di essere superficiali – lo ricorda l'ex parroco e amico don Antonio Zucchelli, concelebrando con altri 10 sacerdoti la liturgia funebre presieduta dal nunzio apostolico in Indonesia, monsignor Leopoldo Girelli –, perché non era abituato a ridurre la realtà alla propria dimensione, ma a guardarla in faccia. Aveva la schiettezza di chi ha la vita in mano e in maniera limpida ha confessato di dover ringraziare Dio per avergli donato le capacità per svolgere le sue attività».La chiesa di San Giuseppe, in centro città, è piena. Si aggiungono le sedie, ma non riesce a contenere tutti. Fianco a fianco, per l'ultimo saluto al top gun dei manager bergamaschi, gli anziani dalminesi in maniche di camicia e le giacche blu del jet set politico e imprenditoriale (tra gli altri, il presidente di Techint Gianfelice Rocca, il direttore Igiene sul lavoro, sicurezza e ambiente Tenaris Stefano Muller, il presidente di Confindustria Carlo Mazzoleni, Nicola e Miro Radici, il prefetto Camillo Andreana, il deputato Giacomo Stucchi, l'assessore regionale Daniele Belotti, il vicepresidente della Provincia Giuliano Capetti, Gilberto Bonalumi ed Elena Carnevali, il rettore Stefano Paleari). Stretti attorno alla bara semplice, picchiettata di poche rose bianche e rosse. Anziché fiori, i parenti e il Rotary hanno deciso per un Fondo di solidarietà per il territorio. Nel segno di quelle opere, che più delle parole, erano la cifra di «un cittadino illuminato nella società civile e testimone nella comunità ecclesiale». Due ali di folla si allungano in fondo alla navata. Perché «Ilario Testa era uno di noi, ma con singolari doti di disponibilità e servizio – dice ancora don Zucchelli – capace di creare legami, di unire le comunità». Lo testimoniano a sinistra dell'altare il gonfalone giallo-verde del Comune di Dalmine (rappresentato dal sindaco Claudia Terzi e dall'ex Francesca Bruschi) e a destra quello rosso di Palazzo Frizzoni (col primo cittadino Franco Tentorio, seduto accanto all'onorevole Mirko Tremaglia).Testa viene definito un «uomo giusto e autentico, che ci ha consegnato la sua vita intensa e appassionata», capace di gettare una luce oltre la morte e la sofferenza, «perché ci lascia il dono grande della fede nella Resurrezione». Così anche il dolore si scioglie nella serenità, soprattutto per la famiglia (in prima fila la moglie Eugenia con i figli Roberto e Mauro), che seppur straziata da un «vuoto incolmabile», è rinfrancata dalla certezza di «un padre e marito amorevole, saldo nella fedeltà e nelle responsabilità». Quelle responsabilità caricate sulle spalle per 85 anni ed «esercitate fino all'ultimo giorno», che hanno permesso a Testa di affermare le sue competenze, arrivando ai vertici della Dalmine prima e dell'aeroporto poi (presente tutto lo stato maggiore della società Sacbo guidato da Mario Ratti e l'amministratore delegato Renato Ravasio), senza però trascurare le piccole cose quotidiane, «la Messa domenicale, la partecipazione alle iniziative della comunità». «Ilario – prosegue nell'omelia don Zucchelli – aveva la capacità di comunicare fiducia anche ai più piccoli e meno dotati». E la prova della sua capacità di fare dono di sé, senza mai risparmiarsi, arriva dal messaggio finale letto da Elena Cortesi, responsabile del check-in di Orio al Serio: «Signor presidente, voglio ringraziarla perché ha creduto in me e mi ha reso fiera della mia divisa, mi ha insegnato che un lavoro svolto con passione diventa una missione. Devo a lei, che è stato come un padre, se per me l'aeroporto oggi è diventato una famiglia. Faccia buon viaggio e grazie per aver scelto di volare con noi».

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