sabato 16 gennaio 2010

ECO DI BERGAMO - 16/01/10 - PENALIZZATI DAL CONTRATTO "RIVOLTA" IN PROCURA

Il personale amministrativo ha scritto una lettera al ministro«Siamo presi in giro». E Stucchi porta la questione in Parlamento

La sede della Procura di BergamoMancanza di riqualificazione, nessun riconoscimento economico, difficoltà nel riuscire a portare avanti il lavoro, e alla fine, beffa tra le beffe, un contratto integrativo che anziché riconoscere anni di sacrifici, di fatto li annulla con un colpo di spugna, dequalificando e demansionando il personale. Sono solo alcuni dei motivi che hanno spinto a fine dicembre il personale amministrativo (cancellieri, operatori, assistenti, commessi, autisti e quant'altro) della Procura di Bergamo, ormai all'esasperazione, a prendere carta e penna e mandare una lettera aperta al Ministero di Grazia e Giustizia: lettera che ora è finita all'attenzione del Parlamento.L'onorevole Giacomo Stucchi (Lega Nord), infatti, avuta notizia della protesta, insieme ai colleghi Ettore Pirovano, Nunziante Consiglio e Pierguido Vanalli, ha presentato una interrogazione a risposta scritta, sollecitando il Guardasigilli, il ministro della Funzione pubblica e quello al Lavoro, a verificare e chiarire i problemi sollevati dal personale della Procura di Bergamo. Oltre tutto la lettera è stata inviata al ministero con una nota di accompagnamento a firma del procuratore Adriano Galizzi, che ha rimarcato di condividere pienamente le lamentele.«Il nuovo contratto integrativo che è stato firmato solo dalla Cisl e da un sindacato autonomo – spiegano i dipendenti della Procura orobica – non solo non ci riqualifica, come aspettiamo ormai da decenni, ma addirittura ci demansiona. Per capirci: fino ad oggi ci è stato chiesto, tramite precise circolari, di essere flessibili, di fare un po' di tutto per ovviare alle esigenze del lavoro da portare avanti e quindi di andare anche oltre a quello che sarebbe stato, contrattualmente, il nostro compito. Ora invece, inaspettatamente, dovremmo tornare indietro di vent'anni o più, con l'irrigidimento delle mansioni: per molti di noi vuol dire non svolgere più determinate attività fatte per anni e per la Procura vorrà dire il blocco dell'attività».A fronte del contratto integrativo appena firmato, i lavoratori della Procura di Bergamo oppongono nella loro lettera aperta lo scarso riconoscimento economico, «circa 20mila euro medi annui lordi», e sottolineano quanto evidenziato dagli stessi ispettori ministeriali a maggio 2009 nella loro relazione finale, dove riconoscono al personale «costanti, quanto risoluti, miglioramenti mettendo in evidenza in tutti i settori una notevole organizzazione, improntata a criteri di funzionalità, efficienza e capacità di innovazione».«Non è tanto il demansionamento che ci ferisce, quanto le differenze con gli altri dipendenti pubblici – spiegano –. Molti di noi si occupano di uffici anche di responsabilità senza per questo essere avanzati di carriera: chi è entrato qui venti anni fa con un certo livello, lo occupa tutt'ora. E questo non è accettabile perché invece in tutti gli altri settori della pubblica amministrazione, ministero della Giustizia compreso, gli avanzamenti di carriera e i nuovi concorsi per assumere personale, ci sono sempre stati». Oltre tutto, problema tra i problemi, il personale da anni a Bergamo è insufficiente: lo stesso procuratore in più di un'occasione ha lanciato l'allarme, tanto che nemmeno con la recente riduzione della pianta organica (e quindi del numero di impiegati «teoricamente» previsti per Bergamo) risultano occupati tutti i posti.«Ci sentiamo presi in giro – è il coro unanime –. Per anni abbiamo fatto sacrifici e investimenti, sperando nella tanto promessa riqualificazione. E ora arriva la dequalificazione. Vediamo il nostro lavoro ridotto come una catena di montaggio, la nostra attività sminuita a grossolana manovalanza, senza invece considerare che il nostro lavoro è al servizio della vita dei cittadini».Tiziano Tista

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