venerdì 14 novembre 2008

ECO DI BERGAMO - 14/11/08 - IN DUEMILA SFILANO SOTTO LA PIOGGIA "NOI CI CREDIAMO"

di Maurizio Ferrari
I sindacati: «La più grande manifestazione in Valle Seriana» Da Gazzaniga a Cene: un km per dire no alla disoccupazione

Gazzaniga. Infreddoliti, inzuppati d'acqua, ma presenti: a centinaia, a migliaia. Arrivano da tutta la Val Seriana: giovani, uomini di ogni età e donne, tante donne. I lavoratori ci credono ancora: la marcia degli oltre duemila, che da Gazzaniga dopo un chilometro arriva a Cene, diventa un colpo di frusta, un segno di rivolta verso chi vuol gettare la spugna, immolando il tessile nel nome di un globalismo cannibale e spietato. Messaggi chiari, anche da Roma. Alla fine per i sindacati «è stata la più grande manifestazione di sempre in Valle Seriana», esulta il segretario generale Cisl Ferdinando Piccinini. Poi lancia messaggi chiari: «Il segnale è stato forte: tocca a noi non dilapidare questo patrimonio, incontrando i vari soggetti sul territorio, dagli industriali ai politici, al sistema creditizio. Questa crisi esige risposte da tutti: alla fine diremo chi ha davvero aiutato la Val Seriana e chi si è tirato indietro». Pochi minuti prima, un veterano di scioperi come l'ex capo Fiom Martino Signori spiegava: «Li vedo questi ragazzi nelle assemblee: in molti sembrano già rassegnati a un destino di mobilità e chiusure. Spero che la giornata di oggi serva per ricaricare le pile». E il «caso Val Seriana» ieri è stato anche discusso alla Camera. L'ordine del giorno, firmato dai deputati Pd Sanga e Misiani è stato poi condiviso anche da parlamentari bergamaschi del centrodestra come Lussana, Stucchi e Fontana. «Questo il dato più significativo – spiega Misiani –: su questi temi c'è unità d'intenti e il Parlamento ha preso l'impegno di intervenire nel manifatturiero, prendendo in esame, oltre alla Bergamasca, altre aree a rischio nel Paese». Meno ideologia, più concretezzaNessuno ha voluto mancare a quello che in tanti chiamano «sciopero», per altri è una «protesta», ma la sensazione è che l'ideologia, i vecchi arnesi di un certo sindacalismo siano finiti definitivamente in soffitta. Qui conta la realtà dei numeri, che è drammatica: in migliaia hanno già perso il posto o rischiano di perderlo nei prossimi mesi e dal tessile, l'emergenza si è già allargata come un virus al meccanotessile, fino alla chimica e persino alla meccanica. In testa al corteo, con i sindacati, decine di sindaci e rappresentanti della Comunità montana. Alla fine sarà Giovanna F., lavoratrice Tessival, a riassumere il dramma di tante famiglie: «Tanti di noi sono stati lasciati a casa con i 700 euro al mese di cassa integrazione: impossibile tirare avanti con una cifra simile». Poi ringrazia i sindacati ma li esorta «a lavorare uniti, non come nel caso di Alitalia: le divisioni, qui, non ce le possiamo permettere».Pioggia, raganelle e abbracciSi sciopera 4 ore in tutte le aziende della Valle. Già alle 9,30 la piazza della stazione di Gazzaniga è piena di bandiere e ombrelli che si alternano in un puzzle multicolore sotto una pioggia fastidiosa e incessante. Tanti gli striscioni: alcuni funesti («Valle Seriana caduta», «Tessival, è finita») altri pieni di orgoglio («Vogliamo solo lavorare»). C'è voglia di esserci, di farsi sentire: centinaia di fischietti e raganelle la fanno da padrone, ogni tanto esplode qualche petardo. L'impressionante e chiassoso serpentone parte alle 10,10: nel corteo anche qualche piccolo imprenditore, un po' spaesato: uno chiede l'anonimato («Non ho mai sfilato, non vorrei venire individuato come controparte ed essere fischiato») ma è già importante la presenza. Tra i «registi» della protesta un infaticabile Patrizio Fattorini, anima della segreteria Cisl, che coordina, suggerisce, esorta i manifestanti, macinando chilometri tra la testa e la coda del corteo.Tra le scene più spontanee e toccanti quella del ricongiungimento tra i due cortei. Mentre infatti si muoveva quello ufficiale da Gazzaniga, dal fondovalle arrivava la folta delegazione partita dal Cotonificio Honegger, dove si scioperava ieri per 8 ore contro i 240 esuberi. In maggior parte donne, le lavoratrici, accolte con grande calore dagli altri manifestanti, non hanno smesso un attimo di far sonoramente valere le loro ragioni, sempre con grande dignità. E dalla Tessival alla Cospa, dalla Albini alla Lovable e all'Omefa, dietro gli striscioni (molti anche fatti in casa con lo spray), tanta umanità fatta di gesti e sguardi che esortano a «non dimenticarci». «Sindaci e banche ci aiutino»Oltre a quello della Cisl, anche i segretari generali della Cgil Luigi Bresciani e della Uil Marco Cicerone, sono quasi sorpresi da una partecipazione così massiccia. «Dopo una giornata come questa – attacca Bresciani – siamo ancor più determinati a cercare di invertire una tendenza che oggi è tragica. Mi rivolgo agli imprenditori: tornino a pianificare un futuro industriale e smettano di improvvisarsi immobiliaristi. Anche le banche escano dal guscio. Inutile che affermino che non ci sono state restrizioni nel reddito alle imprese: è tutto il contrario. Chiediamo che sostengano le famiglie, anticipando la cassa integrazione, dilazionando o sospendendo i mutui in essere». E Cicerone chiama in causa anche i sindaci: «Devono fare di più, non possono sempre giustificarsi con le casse vuote. Ai lavoratori in difficoltà riducano i costi del riscaldamento o la tassa sui rifiuti. È un momento cruciale: nessuno può chiamarsi fuori».

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