domenica 24 agosto 2008

ECO DI BERGAMO 24/08/08 - "FEDERALISMO, STUCCHI 'APRE' MA PEZZOTTA E MARTINA FRENANO"

di Marco Conti

Dibattito a più voci alla Berghem Fest: mano tesa del leghista all'opposizione. Su tempi e modi i dubbi del parlamentare dell'Udc e del segretario del Pd.

Per il federalismo tanto voluto dalla Lega pare sia davvero arrivata la volta buona. Questo almeno stando alle parole dei rappresentanti di maggioranza e opposizione riuniti ieri sera alla Berghem Fest della Lega ad Alzano Lombardo per un confronto imperniato proprio sul cavallo di battaglia di sempre degli uomini di Umberto Bossi. Un traguardo che tutti vedono possibile entro l'attuale legislatura, partendo dalla bozza del ministro Roberto Calderoli, definita da tutti una buona base di partenza.
Il deputato della Lega, Giacomo Stucchi, sottolinea che «servirà circa un anno per avere i decreti legislativi. Vogliamo che la discussione sul disegno di legge sia la più partecipata possibile, è nostra intenzione condividerla con l'opposizione, perché il muro contro muro non giova a nessuno». I dubbi maggiori sulla facilità di arrivare al federalismo senza troppi intoppi li ha portati avanti il deputato dell'Udc Savino Pezzotta, pronto a rimarcare come «non sia facile passare da una cultura e da strutture fortemente centraliste, come quelle attuali, a una visione più articolata, dove si vuole realizzare un decentramento forte. La bozza non mi dice ancora cosa si fa con le Regioni a statuto speciale: anche in questo caso non si tratta solo di un problema di soldi, ma anche di una cultura radicata. Non mi parla neppure delle competenze tra Stato e Regione: è giusto trasferire il sistema di istruzione dallo Stato alle Regioni?». «Senza contare – continua Pezzotta – un altro nodo fondamentale, che riguarda il periodo della transizione: come passiamo dal sistema centralista a quello federalista?. Ci potrebbero essere dei doppioni. E in quanto tempo si realizza il tutto, perché dire tre o cinque anni non è proprio la stessa cosa...».
L'intervento di Pezzotta, ampiamente appoggiato da Maurizio Martina, segretario regionale del Pd, ha messo in agitazione alcuni simpatizzanti della Lega, al punto tale che il «padrone di casa», il deputato Giacomo Stucchi, è intervenuto per fare in modo che l'ex leader della Cisl potesse continuare a parlare senza essere disturbato. Pezzotta è ripartito mettendo sul piatto del dibattito un altro tema scottante. «Si parla poco dei costi per fare il federalismo, di come sarà gestito l'attuale debito pubblico e come saranno ripartiti i relativi interessi. Per questo il federalismo dovrà essere incentrato sul rigore, evitando di passare da un sistema prettamente centralistico a uno nel quale si danno troppi poteri alle Regioni. E poi non vanno ignorati i Comuni».
Il giornalista de «L'Eco di Bergamo» Dino Nikpalj, moderatore della serata, ha sottolineato che il tema è molto complesso, in modo particolare per il Pd. «Abbiamo la volontà di andare fino in fondo – ha risposto Maurizio Martina –, mettendo però in evidenza che il federalismo deve tenere conto delle specificità del nostro Paese. Sì a un federalismo differenziato, che può essere il passo fondamentale per rendere l'Italia più coesa».
Il deputato del Pdl Massimo Corsaro mette l'accento sulla differenza di impostazione. «C'è chi vede il federalismo come un fine – dice – e chi, viceversa, ritiene che il federalismo sia un mezzo. Io, per essere chiari, lo intendo come un mezzo. Il federalismo serve a responsabilizzare gli amministratori, perché non è più tollerabile un sistema in cui un'amministrazione, senza un centesimo di denaro pubblico, costruisce termovalorizzatori, mentre altre con milioni di euro di denaro pubblico ricevuto hanno la pattumiera da anni per le strade». «Ritengo necessario – ha concluso Corsaro – fare prima il federalismo fiscale e successivamente quello costituzionale. Chiaro però che questa legislatura deve fare il federalismo, perché con l'attuale sistema governare i nostri territori diventerà sempre più complesso. Chiaro che, davanti a cattivi risultati di gestione, qualche amministratore dovrà cambiare mestiere, ma ciò sarà un bene: c'è bisogno di un ricambio delle facce maggiore rispetto a quanto successo sinora».

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