giovedì 3 luglio 2008

ECO DI BERGAMO 3/07/2008 - "SOCCORSO BIPARTISAN, NIENTE TAGLI PER IL CAI"

di Susanna Pesenti
Appello ai ministri Brunetta e Calderoli: i parlamentari bergamaschi tutti d'accordo sull'importanza del sodalizio

Il Cai non è un ente inutile, tutti i parlamentari bergamaschi ne sono convinti e si sono già mossi perché il Club alpino italiano sia stralciato dall'elenco degli enti pubblici non economici con meno di 50 dipendenti destinati a scomparire. Una mobilitazione corale ma, secondo il segretario di Presidenza della Camera dei deputati Gregorio Fontana (Pdl), forse non del tutto necessaria perché, sostiene, non vi sono tagli automatici e nella norma è già presente un articolo salva-Cai.«In merito alle notizie sulla possibile soppressione del Club alpino italiano, in applicazione dell'articolo 26 del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 - ha spiegato in serata - condivido appieno le preoccupazioni espresse dai dirigenti del Cai nazionali e bergamaschi sulla necessità di garantire la sopravvivenza di una storica istituzione qual è il Club alpino italiano. Ho già preso contatto con il ministro Renato Brunetta per ottenere che, di concerto con l'altro ministro competente, Roberto Calderoli, il Cai possa essere confermato, attraverso la norma già prevista dal primo comma dell'articolo 26. Il comma infatti prevede che i due ministri possano decidere di conservare enti che vengono ritenuti utili pur rientrando nei criteri stabiliti per i tagli. Il decreto legge quindi consente già la possibilità di evitare l'automatica soppressione del Cai, che rappresenta un esempio di ente utile sia per la sua storia che per il ruolo svolto in molteplici campi, da quello sociale a quello educativo, all'opera prestata dai volontari del Cai nel soccorso in montagna».D'altra parte il relatore della legge finanziaria, Giorgio Jannone (Pdl) aveva già assicurato l'impegno, in sede di discussione degli emendamenti, «a lavorare perché sia trovata la soluzione. Il Cai è ben conosciuto e la sua azione è ritenuta preziosa. Purtroppo in una legge cornice il cui fine è la riduzione degli sprechi in generale, è difficile tener conto di singoli casi virtuosi». Maggioranza o opposizione, tutti i parlamentari bergamaschi in modo trasversale sono decisi a difendere il Cai, ben radicato nella nostra provincia con 15.000 soci, una ventina tra sezioni e sottosezioni, 180 volontari per il Soccorso alpino. Per la verità il Cai è un ibrido, essendo ente pubblico solo il livello centrale dell'organizzazione, che ha 25 dipendenti a Roma. La struttura centrale riceve dallo Stato un contributo di tre milioni di euro l'anno, pari a circa il 30% del bilancio complessivo dell'associazione che per il resto fa da sé. Le sezioni sono tutte autofinanziate. La privatizzazione insomma darebbe un scossa, ma non più di tanto. Ma è giusto equiparare il Club alpino, con il suo lavoro per i rifugi, i sentieri, la tutela della montagna, l'opera dei volontari (qualificati) per il soccorso a enti fantomatici e carrozzoni vari? Così martedì sera gran parte dei parlamentari bergamaschi, iscritti al Gruppo parlamentare Amici della montagna si sono ritrovati per mettere a punto un'azione trasversale. «La volontà di rimediare a una sorta di svista è chiara per tutti - dice Giovanni Sanga (Pd) - perché il valore dell'operato del Club alpino non è in discussione, a noi bergamaschi poi è particolarmente vicino perché tutti abbiamo a che fare con la montagna perché o ci abitiamo o la frequentiamo». «La legge mira a tagliare gli sprechi - spiega Giacomo Stucchi (Lega Nord) - non mi risulta che il Cai sprechi risorse, ha un ruolo preciso e compiti che svolge bene». Anche per Savino Pezzotta (Udc) il Cai va salvato: «Tagliare gli sprechi va bene, ma farlo in base a criteri numerici come i 50 dipendenti non ha senso. Magari sono sceso sotto i 50 proprio per risparmiare e mi vedo punito, chi non si è preoccupato dei costi invece è premiato? Vediamo chi fa cosa e poi decidiamo chi eliminare. Un'associazione composta in massima parte di volontari che si autofinanziano e provvedono a compiti di grande utilità per la comunità, deve essere supportata». Si potrebbe discutere però se il riconoscimento di ente pubblico «parziale» abbia ancora senso per il Club alpino o non sia meglio privatizzare del tutto la struttura e poi pensare a nuovi modi per il sostegno finanziario dei progetti, avendone riconosciuto il valore pubblico .Su questa linea è per esempio il past-president del Cai bergamasco, Silvio Calvi . «È vero che ente pubblico è solo la struttura centrale - dice Sergio Piffari (Idv) - e che questo può creare maggior rigidità. D'altra parte il Cai si occupa anche di settori molto delicati come il soccorso alpino. Se diventasse un'associazione totalmente privata, su certi compiti potrebbero nascere difficoltà di gestione. Uno si sveglia e mette in piedi la sua cooperativa di soccorso... il Cai è una sicurezza per tutti quelli che vanno in montagna». La discussione degli emendamenti comincerà la prossima settimana e «data la complessità della legge - spiega il relatore Jannone - probabilmente arriveremo al maxiemendamento sul quale verrà chiesta la fiducia». C'è quindi il tempo per rimettere in ordine il discorso tagli. Anche per Valerio Carrara (Pdl) il Cai «dev'essere messo in sicurezza, non possiamo certo paragonarlo a ben altri enti inutili che è giusto scompaiano».

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