martedì 22 luglio 2008

ECO DI BERGAMO 22/07/08 - MA LA SOLUZIONE VERRA' TROVATA IN CHIAVE REGIONALE

di Dino Nikpalj

Roberto Castelli è un ingegnere, categoria (almeno sulla carta) atta a trovare soluzioni semplici a problemi complessi. Il che, unitamente a una sensibilità politica notevole, lo ha portato a dire la più profonda delle verità: le candidature di peso – quelle del sindaco del capoluogo e del presidente della Provincia – non si decidono qui. E qui sta per Bergamo e dintorni, dove la corsa a Via Tasso e Palafrizzoni è già iniziata e il centrodestra è alla ricerca di candidati validi: come il centrosinistra per la Provincia, del resto.
Normale quindi che il caso Bergamo verrà trattato in un'ottica ben più ampia, come successo in passato: nel 2004, tre quarti di Forza Italia aveva fatto fuoco e fiamme per convincere i vertici nazionali a non ricandidare l'uscente Cesare Veneziani a Palafrizzoni, indicando come alternativa Carlo Saffioti. Un tentativo del tutto inutile, perché al momento delle scelte aveva prevalso la vicinanza di questo o quel personaggio (allora) influente a Roma o in subordine a Milano. In più va considerato che questa volta il centrodestra dovrebbe presentarsi alle amministrative finalmente unito, e non come cinque anni fa, dove il mancato riavvicinamento in corsa era stato però determinato anche dall'improvvisa malattia di Umberto Bossi. La scena è facilmente immaginabile e senza nemmeno troppa fantasia: la location potrebbe essere la villa del Cavaliere a Macherio (o in subordine la romana via dell'Umiltà), intorno ad un tavolo i leader del centrodestra a decidere chi e soprattutto dove. E qui la differenza la farà l'appoggio che i singoli candidati potranno avere ai piani alti dei propri partiti, unitamente a logiche di spartizione interne alle singole coalizioni. Ma questo vale anche per il centrosinistra, a meno che non decida per le primarie.
Quindi restando in un'ottica lombarda, Bergamo va messa nel calderone con le altre amministrazioni chiamate alle urne: su tutte, le Province di Brescia e Milano. Chiaro che la Lega chiederà la presidenza di una di queste ed è facile che la scelta ricadrà su Bergamo, sia per l'alto valore simbolico che per il reale minor peso nelle altre due. In più non ci sono altre significative (per il Carroccio) amministrazioni in ballo, visto che Varese e Como hanno già compiuto la pratica. Al limite ci sarebbe Lecco, ma Bergamo è Bergamo: in più in città la Lega non è così forte e la strada per Palafrizzoni rischierebbe di farsi in salita.
Chiaro però che la candidatura di Marco Pagnoncelli in Via Tasso (al di là degli aspetti compensativi per l'addio al Pirellone) qualche trambusto lo crea: sia perché è un messaggio degli azzurri alla Lega che forse aveva dato troppo per scontato quel posto, ma anche perché – sotto sotto, ma nemmeno tanto – dalle parti del Carroccio non tutti sarebbero convintissimi sull'ipotesi Ettore Pirovano. Vero che Bossi lo ha ancora indicato come possibile presidente, ma da qui alla prossima primavera le cose potrebbero cambiare, e per esempio c'è anche chi non vedrebbe male la riproposizione di Giacomo Stucchi, nonostante il flop del 2004. E quando si parte con due candidati interni alla stessa coalizione, a volte la quadra viene trovata su un terzo. Certo è che il centrodestra avrà le sue belle gatte da pelare, perché ora come ora di nomi in lizza per la Provincia ce ne sono addirittura due, per Palafrizzoni nessuno: a parte diverse autocandidature, ma questo è un altro discorso. E poi c'è il capitolo An che, vista così, s'avvia sempre di più a ribadire il suo status storico di partito dei vice: in chiave Pdl magari un candidato sindaco poteva spuntarlo, ma nell'ottica del centrodestra, difficile che le posizioni di peso sfuggano a Forza Italia e Lega.

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