domenica 1 febbraio 2009

ECO DI BERGAMO - 01/02/09 - POLITICI IN AULA, MA AI TEMPI DEL GREMBIULINO

Amarcord Ecco come erano a scuola i nostri vertici istituzionali: Reduzzi con le treccine e Belotti con i pantaloni a zampa
La Gallone un maschiaccio, Misiani secchione, stucchi troppo curioso. Voti fantasma per Bruni e Bettoni
Il leghista era in classe con l'onorevole del Pd, e nello stesso istituto (la Diaz) c'era pure la senatrice di An

Giuliana Reduzzi Come i giornalisti (sportivi) elaborano un loro personalissimo calendario (secondo cui la domenica prima dell'inizio del campionato è una specie di Natale), così anche per il leghista Daniele Belotti il '76/'77 non fu l'anno della terza elementare (frequentata alla cittadina Diaz), ma la stagione dello spareggio di Genova con il Cagliari. L'Atalanta fu promossa in Serie A, il Daniele in quarta elementare con una sfilza di otto e di nove (nessun dieci, però). Per lui la pagella non è mai stata un problema: ad alzare la media ci pensava il voto in ginnastica, per la cui pratica il nostro si era dotato di un paio di mitiche «Tepa», appena visibili sotto pantaloni dal risvoltone chilometrico. Una bizzarria anagrafico-residenziale ha fatto sì che, proprio sui banchi di scuola elementare, il suo destino si incrociasse con quello dell'onorevole del Pd Antonio Misiani, il secchione della classe. «Non era difficile capirlo - rimarca il Pierino lumbard -, basta vedere la sua circonferenza cranica: per misurarla serviva la bindella!». Misiani, al di là di questo particolare anatomico, accentuato da due occhialoni tipo fanali, era davvero un alunno modello, bravo in tutte le materie, soprattutto in geografia, ma con un carattere estremamente sensibile: la prima nota «chiacchierone» per lui fu un trauma dal quale faticò a riprendersi. Se tutti cercavano di copiare da Misiani, Belotti cercava di copiare da tutti (eccetto disegno, in cui era una frana).Sempre alla Diaz (sfuggendo miracolosamente alla corte di Belotti, che, quanto a conquiste femminili non aveva rivali, e che in questo ambito, già allora, avrebbe potuto meritarsi il dieci che gli mancava in pagella) ha frequentato le elementari la senatrice di An Alessandra Gallone, una scolara non tutta fiocchi e boccoli, come si potrebbe pensare, ma grinta e giochi da maschiaccio. Per lei elementari in carrozza, medie buone e superiori faticosissime: perché non si capisce come mai pur essendo bravissima in italiano («Per me un tema non era da considerare un compito in classe, ma un momento di gioia») fosse finita (per seguire l'amica del cuore!) a frequentare il Vittorio Emanuele: ragioneria per una che odiava la matematica era una bella sfida, vinta con malavoglia e mitigata da una più consona laurea in Lingue. Ligia alla sua propensione letteraria dalle elementari all'Università è invece rimasta la già onorevole della Margherita, e sindaco di Ponte San Pietro, Giuliana Reduzzi: che, come si conviene a un'insegnante di lungo corso - come lei - ha recuperato foto e pagella con la stessa nonchalance con cui avrebbe tolto da una cartella astuccio e sussidiario; ordine, precisione e metodo, le parole chiave di una carriera scolastica costellata solo di bei voti e ineccepibile nel comportamento (anche tricologico, mai un capello fuori posto dalle treccine in poi).Parte invece con un ringraziamento l'amarcord scolastico dell'onorevole leghista Giacomo stucchi: «A tutte le maestre che hanno contribuito alla mia formazione e che portavano una pazienza infinita, dato che le mitragliavo con domande improponibili». Quali fossero, 'ste domande improponibili, non è dato sapere, ma lui rimarca: «In quel periodo la curiosità e la voglia di capire e conoscere la facevano da padrone». stucchi assicura: «Mi appassionavo alla matematica, come alla storia o all'italiano o, specialmente quando ci lasciavano giocare a calcio, all'educazione fisica: in quest'ultima materia, con mio grande disappunto, i risultati non erano certamente spettacolari e, fin da allora, capii che percorrere la carriera di EzioGoool sarebbe rimasto un sogno irrealizzabile!». Fasciato nella sua bella blusina azzurra d'ordinanza (e sottolineiamo azzurra), stucchi poteva vantare già una pagella senza voti e con giudizi più che confortanti. Ci fossero stati i numeri, anche lui si sarebbe comunque meritato un bel dieci. Non come voto, ma come minuti: quelli che gli bastavano per fare i compiti e correre come una lippa a giocare all'oratorio. Donatella Tiraboschi

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