giovedì 6 ottobre 2011

BERGAMO ECONOMIA - 06/11/10 - STUCCHI: "IO FACCIO QUELLO CHE MI DICE BOSSI"

Nel 1996 il parlamentare bergamasco della Lega è stato il più giovane deputato eletto a Montecitorio con il maggioritario. Oggi si prepara ai prossimi impegni e chiarisce: «Nella Lega esiste un unico leader. E’ Umberto Bossi».

"Ho conosciuto la Lega a scuola guida. Il mio istruttore era abruzzese, accanito sostenitore della Lega Lombarda, e così una mattina ho bigiato scuola e sono andato alla sede provinciale». Era il 1987

"La Lega per me è come una famiglia. Dentro al gruppo mi sono anche innamorato (il pensiero va a Silvia Lanzani, assessore in Provincia, ndr)»

"La Lega è Bossi e Bossi è la Lega". Giacomo Stucchi, parlamentare bergamasco della Lega, possibile prossimo capogruppo alla Camera, secondo quanto apparso sui media nazionali, libera subito il campo da dubbi su tensioni interne al partito e polemiche legate al cosiddetto "cerchio magico" e anticipa, con estrema chiarezza il suo pensiero: "Non ci sono lotte intestine ma solo diversità di opinioni. Nella Lega esiste un unico leader che è Umberto Bossi. Bossi è il capo, è intoccabile". Tra un incontro con due sindaci bergamaschi e un appuntamento con il ministro Calderoli con il deputato del Carroccio abbiamo parlato di federalismo e secessione, di lavoro e immigrazione, degli umori della base e del Giro di Padania, di Alfonso Papa partendo dal voto su Marco Milanese (l'incontro è avvenuto prima del voto sulla mozione di sfiducia al ministro dell'Agricoltura Saverio Romano)."A me non piace far arrestare la gente". E' quanto ha detto il leader della Lega, Umberto Bossi, commentando la decisione della Lega di votare contro l'arresto di Marco Milanese. Nemmeno a lei?"Bossi ha detto che non giustifica un uso così ampio della custodia cautelare in carcere, perché un utilizzo così largo ed eccessivo va a svuotare l'importanza e il valore dello strumento stesso. La stessa misura in Inghilterra, ad esempio, non è prevista. I dati su cui basare gli elementi di giudizio sono già in possesso della magistratura e se alla fine del processo Milanese sarà colpevole, andrà in carcere. Alfonso Papa è in carcere da due mesi e i magistrati, rispetto al giorno del suo arresto, non hanno uno straccio di informazione di più". Secondo i giornali sette sono stati i franchi tiratori che hanno votato con le opposizioni per l'arresto. Lei è tra quelli? "No, non ero tra quelli e poi i cosiddetti "franchi tiratori" non sono stati sette. Basta fare due conti. In Aula la maggioranza conta su 316 potenziali sostenitori. Senza tener conto degli 8 assenti: 6 del Pdl, uno dei nostri e Gaglione del Misto, erano presenti 213 del Pdl, 58 della Lega, 29 dei Responsabili, tre repubblicani, 13 appartenenti al Misto, sostenitori del centrodestra ma non appartenenti ad alcuna componente. Milanese ha ottenuto 312 voti e la differenza non è sette ma quattro". Sono stati 29 i deputati che il 20 luglio scorso hanno fatto la differenza votando per mandare in carcere Alfonso Papa. Lei era tra quelli? "Si". In quell'occasione, su Facebook, l'abbiamo vista mentre votava si. Quando ha votato per Milanese non ha caricato nessuna foto su Facebook. "La situazione è diversa. Per Milanese alla Camera c'è stato un voto segreto e una chiara indicazione del gruppo. Le indicazioni di Bossi sono state quelle di votare no all'arresto senza se e senza ma e così è stato". Che differenza c'è tra Marco Milanese(salvato) e Alfonso Papa (mandato in carcere)? "Milanese è un caso diverso da Papa. I reati contestati ad Alfonso Papa sono pesanti: corruzione, rivelazione ed utilizzo di segreti di ufficio, favoreggiamento personale. E poi Papa è un magistrato e che un magistrato commetta determinati reati è molto più grave. Nel caso di Papa il gruppo si è espresso per l'arresto - salvo posizioni personali - e io ho votato per l'arresto. Aver votato contro l'arresto di Milanese nonsignifica che le indagini si fermino. Io faccio quello che mi dice Bossi". Per Milanese se lei avesse avuto libertà di coscienza? "Non è stato così. Forse per l'arresto. Ma i voti si dichiarano prima e non dopo". Eppure le accuse che coinvolgono Milanese sono gravi tanto quanto quelle rivolte dai Pm ad Alfonso Papa: in uno dei due filoni dell'inchiesta sulla P4 è accusato di corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio e associazione per delinquere. "Chi ha letto le 11 mila pagine? Nella relazione che ci hanno fatto Luca Paolini e Fulvio Follegot, i nostri rappresentanti all'interno della giunta per le autorizzazioni a procedere, dopo aver letto attentamente le carte si mettono in luce delle incongruenze incredibili. Ci sono dei passi che rivelano come l'accusatore cerchi chiaramente di "inguaiare" Milanese e si desume un'acredine personale. Dal punto di vista formale non ci sono errori nella richiesta di arresto per Milanese, ma che non ci sia fumus persecutionis è difficile da dimostrare". Cosa risponde a chi scrive che la Casta applica, ancora una volta, "due pesi e due misure"? "Rispondo che Milanese verrà processato come tutti gli altri. Se fosse capitato a qualunque altro cittadino l'avrebbero messo al massimo agli arresti domiciliari e non in galera". Ci sono pezzi di popolo padano che mantengono una verve giustizialista, non crede che con questo voto la Lega si sia giocata un bel po' di credibilità verso il suo elettorato? "Spero di no. Noi siamo un gruppo che crede nella giustizia, ma deve essere una legalità che va di pari passo alla corretta applicazione delle norme". A dicembre lei potrebbe essere il nuovo capogruppo della Lega alla Camera. Ma già un anno fa lei è si visto sfilare l'incarico, lasciato in eredità da Roberto Cota, dalla decisione di Umberto Bossi. Questa sarà la volta buona? "Bossi ha detto che la decisione verrà assunta a fine anno, se me lo chiedono io sono disponibile. In tutti i casi io sto bene dove sono. Il ruolo che oggi ricopro - segretario di presidenza - è più strategico ad esempio rispetto a quello di un sottosegretario. Il lavoro del segretario di presidenza è sottotraccia e poco visibile ma permette di costruire una serie di relazioni fondamentali per districare problemi articolati e complessi. Io sono stato vicecapogruppo della Lega a 28 anni e poi nel 2001 ho fatto il presidente
di commissione. Il più giovane presidente nella storia della repubblica. Ho già avuto molto ma, se Bossi vuole, sono a disposizione". La sua agenda è sempre fitta di appuntamenti e incontri pubblici. Quali sono gli umori della base? "Gli umori spesso dipendono dal fatto contingente, dal momento. La preoccupazione più forte è il lavoro e la mancanza di certezze che ne deriva. Penso soprattutto alle crisi aziendali. Può sembrare strano ma siamo il movimento politico che a Bergamo ha più voti tra gli operai, anche perché abbiamo una matrice popolare e popolana. Occuparsi dei problemi dei lavoratori significa, per noi, occuparsi anche dei problemi delle aziende, grandi o piccole che siano". L'insoddisfazione della base nei confronti del governo cresce ogni giorno di più. Come mai continuate a tenere in piedi il governo? E, soprattutto, fino a quando? "Fino a quando lo decide Bossi. L'insoddisfazione della base è comprensibile perché si aspettano dei risultati il più velocemente possibile e in tutti i settori a volte però otteniamo risultati incredibili, ma non siamo in grado di "venderli". Un caso esemplare può essere Lampedusa". Si riferisce all'accordo stipulato da Maroni con la Tunisia? "Si. Lo scorso 12 settembre Maroni è andato a Tunisi dove ha concordato un incremento delle operazioni di rimpatrio passando da due a dieci voli a settimana, aumentando da ottanta a cinquecento i tunisini irregolari rimpatriati ogni sette giorni. Nessuno lo scrive ma gli atti vandalici e le rivolte dei migranti nel Centro di Lampedusa sono avvenute quando i tunisini hanno capito che venivano rimpatriati". Come si concilia la Lega come partito di lotta e partito di governo? "C'è solo una Lega che ragiona con la testa anche se dentro di noi c'è l'anima rappresentata da Borghezio e altri che è più movimentista. Si concilia perché i nostri amministratori si confrontano quotidianamente con la base per cercare soluzioni ai problemi esistenti. Credo che si debba governare volendo bene alle proprie comunità, difendendo gli interessi della propria gente e soprattutto ascoltandola". L'ultima manovra sembrerebbe testimoniare il contrario. "In un articolo il quotidiano Italia Oggi, numeri alla mano, ha spiegato che con l'ultima manovra gli unici comuni che beneficeranno di risorse aggiuntive saranno quelli virtuosi del Nord, in quella fascia che va dai 5 mila ai 20 mila abitanti". Come si concilia federalismo e secessione? "Io parlo di federalismo, autonomia, indipendenza, autogoverno, libertà. La secessione è uno dei mezzi possibili per arrivare ad un fine: la libertà. Tanto si discute di federalismo, ma spesso non si conoscono i fondamenti di un sistema costituzionale. In un mio libretto "Essere federalisti" edito nel 1995 ho ripercorso le ragioni storiche e i motivi per cui l'Italia ha assolutamente bisogno di una riforma in senso federale. Serve autonomia vera per tutte le comunità che vada al di là del decentramento che auspica la sinistra". Chiudiamo con il giro della Padania. Ci sarà ancora il prossimo anno? "Bossi era molto soddisfatto e vorrebbe si ripetesse, magari con una tappa in bergamasca. Del resto è una manifestazione puramente sportiva". Livio Casanova

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