giovedì 22 aprile 2010

ECO DI BERGAMO - 22/04/10 - CACCIA, STAGIONE PIU' LUNGA. MA SOLO DI 10 GIORNI

Il compormesso alla Camera: le Regioni potranno prorogare gli spari fino al 10 febbraio. Ora il testo torna al Senato
Alla fine, la Camera ci ha messo un paletto. L’estensione della stagione di caccia sarà possibile, ha stabilito l’aula di Montecitorio, solo per dieci giorni oltre il termine attuale. Niente «caccia nolimits», dunque. Le Regioni avranno la possibilità di posticipare al massimo fino al 10 febbraio (oggi il termine è fissato al 31 gennaio) la stagione degli spari agli uccelli, e solo dopo aver ottenuto il parere preventivo e vincolante dell’Ispra, l’istituto superiore di protezione e ricerca ambientale. Vietatissimo imbracciare le doppiette nei periodi di riproduzione e migrazione delle specie. La decisione è frutto di una lunga opera di mediazione, che ha portato alla stesura di un emendamento che ha ottenuto il sostegno principalmente di Pdl e Pd (anche se in entrambi gli schieramenti si sono registrati anche pronunciamenti contrari al provvedimento): i sì sono stati 349, 126 i no, 32 gli astenuti. Ora il testo della legge comunitaria (in cui il dibattuto articolo 43 sulla caccia è contenuto) fa ritorno al Senato, dove si prevede – se non ci saranno ulteriori modifiche – l’approvazione definitiva entro maggio. L’articolo 43 era in realtà già passato dalle stanze di Palazzo Madama, i cui occupanti avevano spedito ai colleghi di Montecitorio un testo che consentiva alle Regioni di modificare, per alcune specie, i termini di inizio e fine caccia stabiliti dalla legge (pur nel rispetto della direttiva comunitaria 79/406). In Commissione alla Camera il testo era però stato limato ed emendato, consentendo alle Regioni solo di posticipare i termini di legge. Soluzione che tuttavia non risultava per tutti soddisfacente: oltre alla forte protesta delle associazioni ambientaliste e dell’opposizione di centrosinistra, è emersa pure la contrarietà all’allungamento della stagione di alcuni esponenti del Pdl, che nei giorni scorsi avevano scritto una lettera al presidente del Consiglio annunciando che non avrebbero «legittimato con il voto il cedimento politico a meno di 750 mila cacciatori e alla loro volontà di sparare indiscriminatamente tutto l’anno e contro qualsiasi specie animale». L’esito del voto, dunque, era quantomai incerto: la quadra si è trovata solo ieri, con il «sub-emendamento» che limita la possibilità di estensione della caccia ai soli primi dieci giorni di febbraio. Un compromesso che ha raggiunto la maggioranza dei consensi in aula e suscitato moderata soddisfazione tra gli ambientalisti, ma che sul fronte dei parlamentari orobici vede anche diversi scontenti. Ha votato contro il limite dei dieci giorni, compatta, la Lega Nord: «L’articolo 43 uscito dal Senato, ma anche la versione elaborata in commissione, si potevano considerare mediazioni soddisfacenti – rileva il lumbard Giacomo Stucchi –. L’emendamento dei dieci giorni, invece, non ci va bene, è troppo restrittivo. Non si possono prendere in giro i cacciatori. Si parla di tutela degli animali pensando al proprio gatto, e non si capisce che la caccia è un’altra cosa: passione, tradizione, ma anche valore economico, con tante imprese artigiane attive sul territorio, e contenimento dei danni causati dal proliferare eccessivo di alcune specie animali. Per questo la decisione di oggi è politicamente miope». Non troppo convinto del limite alla prima decade di febbraio, si è astenuto Gregorio Fontana (Pdl): «L’estensione della stagione venatoria, per come era delineata nel testo approvato al Senato, non sarebbe andata a ledere l’ambiente. Il compromesso raggiunto oggi (ieri, ndr) è per certi aspetti peggiorativo, anche se perlomeno non raccoglie le istanze più oltranziste di quelli che io definisco ambientalisti fanatici. Auspico che nelle sedi opportune si torni a ragionare in modo più ampio del tema caccia. Spogliandoci, per prima cosa, dell’idea che i cacciatori non tutelino l’ambiente». Il sì al compromesso è arrivato invece da Antonio Misiani (Pd), che lo definisce «una soluzione ragionevole, frutto di un’intesa tra maggioranza e opposizione. Eravamo contrari a un’estensione indiscriminata della stagione venatoria. Certo, lascia un po’ perplessi constatare che, nonostante gli sforzi per trovare un accordo, parte della maggioranza abbia poi votato contro l’emendamento». Uscendo dalle aule del Parlamento, il provvedimento incassa le stoccate dei cacciatori orobici: «La montagna ha partorito il topolino – commenta Lorenzo Bertacchi, presidente provinciale di Federcaccia -. Questa decisione riduce ulteriormente un testo che era già troppo limitato rispetto alla normativa europea, che per determinate specie consente di sparare fino al 28 febbraio e per due decadi al massimo ad agosto». Bertacchi rileva poi che i giorni in più «non saranno nemmeno dieci: almeno 3 o 4 ricadranno nel silenzio venatorio, che è obbligatorio il martedì e il venerdì. Dunque, le giornate effettive in più diventano al massimo sette. Quello che ci ha fatto più male, però, è stata la campagna di disinformazione condotta sui principali giornali nazionali: si è insistito su una presunta "deregulation", quando in realtà si trattava di un allungamento di due o tre decadi a febbraio». Insoddisfatto, dal fronte Acl, pure Fortunato Busana, che ora punta su possibili modifiche in Senato: «Sono in contatto con il senatore Valerio Carrara (Pdl, ndr) che ha già annunciato che intende proporre alcune modifiche al testo. Anche per rendere obbligatorio, ma non vincolante, il parere dell’Ispra, visto che si tratta di un istituto che non funziona". Ieri sera, intanto, le associazioni venatorie orobiche si sono incontrate per parlare della bocciatura del piano faunistico provinciale. «E ci teniamo – conclude Busana – a rassicurare i cacciatori in merito: la stagione non è assolutamente pregiudicata. Insieme alla Provincia, troveremo la soluzione». Fausta Moran

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