martedì 20 gennaio 2009

L'ECO DI BERGAMO -20/01/09- VOLANO BENGALA, MA LA LINEA DURA E' MINORANZA

Non una bocciatura, semmai una correzione di rotta. Necessaria, urgente, possibilmente drastica. Dopo i bengala sparati da un tifoso interista in curva Sud, domenica al Comunale, che hanno rischiato di trasformare in tragedia il trionfo atalantino (un uomo di 55 anni se l'è cavata con una ferita allo zigomo e molta paura), gli onorevoli bergamaschi entrano in scivolata sulla cosiddetta «tessera del tifoso», lo strumento di autocertificazione che permette al tifoso «virtuoso» (nessun precedente, nessun Daspo) di seguire la propria squadra in deroga al divieto di trasferta. La carta ha debuttato al Comunale in Atalanta-Inter. Risultato? Uno zigomo ferito, un 23enne con tessera denunciato, una sassaiola di rappresaglia a fine gara. Meglio la linea dura? «Non credo che sia questa la soluzione: vietare le trasferte in toto uccide la condivisione del calcio – spiega l'onorevole Giorgio Jannone (Pdl) -, ma l'episodio verificatosi al Comunale è grave, non va minimizzato. Detto questo, il provvedimento che ha dato vita alla tessera non va bocciato, semmai ripensato: in questo momento suscita perplessità ma non dimentichiamo da dove siamo partiti. Serve maggiore coinvolgimento dei tifosi, anche a livello legislativo e ne parlerò in Parlamento col ministro Maroni. Un plauso ai tifosi dell'Atalanta: al di là della sassaiola, domenica hanno dato prova di maturità». Eppure non basta, gli fa eco la collega Alessandra Gallone (Pdl). «La tessera del tifoso può essere uno strumento utile in un contesto culturale drasticamente rinnovato, in un clima diverso da quello attuale. Spiace costatare che ancora oggi manchi il senso civico e che pochi imbecilli siano sufficienti per rovinare una grande giornata di sport». Meglio tornare alla linea dura: nessuna deroga, nessuna tessera? «Se col dialogo non si ottengono risultati, non vedo alternative: evidentemente serve un segnale più forte».Bando alla tessera, anzi no. Non è questione di provvedimento, semmai di applicazione, rispondono trasversalmente Giacomo Stucchi (Lega Nord) e Gabriele Cimadoro (Italia dei Valori). E chiamano in causa le società. «L'episodio del bengala va condannato - spiega Stucchi -, ma evidentemente una selezione dei possessori della tessera è stata fatta. Occorre essere più selettivi e restrittivi nel concedere la tessera, responsabilizzando società e tifoserie organizzate. Piuttosto non limitiamoci a togliere la tessera all'autore del gesto: colpiamo chi lo protegge e chi lo affianca». «Il provvedimento può funzionare, ma il problema è il club che rilascia la tessera - concorda Cimadoro -. Occorre maggiore attenzione, il rischio è che alla fine allo stadio ci vada sempre meno gente e fuori restino le famiglie. Vietiamo tutte le trasferte? Non è questa la soluzione, il pubblico è parte dello spettacolo chiamato calcio». Correggere e non abolire? La linea morbida non convince Giovanni Sanga (Pd), che esce dal coro e boccia la tessera. «Capisco l'intento, ma l'efficacia mi lascia perplesso. Certo, la tessera va sperimentata e per farlo occorre tempo, ma l'impressione è che sia uno strumento nelle mani del tifo organizzato e che invece di tutelare i tifosi ospiti più pacifici finisca paradossalmente per penalizzarli escludendoli dallo stadio, come accaduto coi tifosi bergamaschi dell'Inter». Male la tessera, peggio i divieti. Sanga punta altrove. «Bisogna lavorare sulla prevenzione, i divieti devono essere l'eccezione, non la regola. Ma in partite a rischio solo l'Osservatorio deve decidere ed eventualmente scegliere la linea dura».

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