martedì 26 ottobre 2010

ECO DI BERGAMO - 26/10/10 - "E' LA SFIDA DEL FUTURO" "SI, MA PESI SU TUTTI"

Sono contrastanti le reazioni del mondo politico bergamasco riguardo alle posizioni espresse dall'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, durante il suo intervento di domenica scorsa alla trasmissione televisiva di Fabio Fazio «Che tempo che fa». Se il Popolo della libertà vede nelle parole dell'amministratore delegato del Lingotto l'indicazione delle sfide del futuro, il Carroccio pone l'accento sulle specificità del mondo del lavoro del Nord del Paese. Partito democratico e Italia dei valori rimarcano invece la mancanza di una politica industriale nel Paese e la necessità di interventi per la ripresa economica che non pesino soltanto sui lavoratori.«Quella indicata da Marchionne – sottolinea Gregorio Fontana, parlamentare del Pdl – è una strada obbligata. Il modello di Pomigliano è moderno e collegato alle esigenze del territorio per rispondere ai bisogni di lavoratori e imprenditori». La posizione dell'amministratore delegato di Fiat, prosegue Fontana, «è la sfida del futuro del nostro Paese, che il governo e le organizzazioni sindacali responsabili devono raccogliere per rendere più competitivo il sistema Italia».Gli incentivi alla Fiat«Credo nel progetto di Marchionne e lo sostengo – ha commentato il ministro Roberto Calderoli –, però non con queste sue uscite da Fazio. Anche perché Marchionne non può oggi venire a dire ciò che dice quando in realtà anche durante il suo periodo la Fiat ha ricevuto gli incentivi del governo». «Ciascuno ha dato – ha sostenuto Calderoli – e ciascuno ha ricevuto. È evidente che qualcosa la Fiat ha ricevuto, e quindi la frase che la Fiat farebbe meglio senza l'Italia, Marchionne avrebbe fatto meglio a non dirla». Giacomo Stucchi, parlamentare della Lega, dal canto suo ricorda che «il problema vero non è che la Fiat farebbe meglio senza l'Italia, ma senza la nostra burocrazia. Non c'è da scandalizzarsi per quanto Marchione ha detto». Tuttavia, aggiunge Stucchi, il top manager del Lingotto «non deve giudicare tutti i lavoratori allo stesso modo: quello che non riesce a ottenere a Pomigliano fa parte della cultura lavorativa del Nord già da vent'anni. I nostri lavoratori non cercano il conflitto, ma la collaborazione, grazie anche a un sindacato più realista. A livello locale vedo un sindacato, Cgil compresa, più responsabile».Giovanni Sanga, parlamentare del Pd, osserva che «Marchionne pone questioni note, come la produttività e la competitività. Il Paese è privo di una politica industriale che da tempo il Pd chiede». Ma il Marchionne del Lingotto, prosegue Sanga, «dimentica il ruolo avuto dal nostro Paese e dai lavoratori nel successo della Fiat e nei suoi momenti più difficili. Oggi è giusto portare i salari a livelli europei legandoli alla produttività, ma senza far venir meno tutele e diritti dei lavoratori. Dietro al discorso di Marchionne c'è la sfida su contrattazione decentrata e nuove relazioni industriali da cogliere senza però paragonare lavoro e tutele del nostro Paese a realtà come Cina o Polonia». Salari e produttivitàAntonio Misiani, pure parlamentare del Pd, sottolinea che «quelle di Marchionne sono considerazioni che devono far riflettere; toccano le questioni della competitività e del rilancio dell'economia. Ma questo riguarda anche gli imprenditori: i problemi della competitività non possono essere caricati solo sulle spalle dei lavoratori». «Il Paese – aggiunge Misiani – deve raccogliere la sfida di legare salari e produttività. Occorre un patto sociale che chiami in causa istituzioni pubbliche e parti sociali; su questi temi i limiti non sono solo di politica o sindacato: anche gli imprenditori devono fare un riflessione profonda».Marchionne, osserva Gabriele Cimadoro, parlamentare dell'Idv, «è persona seria. Il suo intervento mi è sembrato in buona fede e quello che dice ha un senso di verità; per questo vorrei dargli credito. I veri problemi riguardano la fiscalità, l'evasione, la crisi economica; c'è un ritardo sulla politica industriale e abbiamo bassi livelli di produttività». La battuta di Marchionne sulla Fiat che «senza l'Italia farebbe meglio», conclude Cimadoro «è grave fatta da un italiano; ma l'amministratore delegato di Fiat ha il coraggio di dirlo. Non dobbiamo essere né presuntuosi, né permalosi. Se non c'è una politica industriale seria non ci sono le condizioni perché si venga a investire da noi».

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