lunedì 11 ottobre 2010

ECO DI BERGAMO - 11/10/10 - MORTI SUL LAVORO, BERGAMO TERZA "I SOPRAVVISSUTI? DIMENTICATI"

DalmineDesirée CividiniLe morti sul lavoro hanno toccato nel 2009 il minimo storico. Secondo i dati Inail, mai dal dopoguerra (dal 1951, inizio delle rilevazioni statistiche) i numeri erano stati così bassi. Significa che sulla sicurezza l'Italia si è mossa, ma che certo non si può abbassare la guardia: l'anno scorso le donne e gli uomini morti nei luoghi di lavoro sono stati 1.050 (complessivamente gli infortuni 790 mila). Più colpita la Lombardia, con tre province che guidano la triste classifica delle morti bianche: Milano, poi Brescia e Bergamo. Qui dal 2008 al 2009 gli infortuni sono scesi da 18.593 a 12.838, ma quelli mortali sono purtroppo invariati: 19 l'anno scorso, altrettanti quello precedente.La guardia deve rimanere altissima. È questo l'appello lanciato ieri, a Dalmine, nel corso della 60ª Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro: un'occasione per l'Anmil – Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro –, per richiamare l'attenzione sulla gravità del fenomeno e sui numeri sempre troppo alti delle vittime. La giornata commemorativa, iniziata con la Messa di suffragio per i Caduti e proseguita con la cerimonia civile, si è aperta con un minuto di silenzio in ricordo di tutte le vittime nei luoghi di lavoro. «Siamo qui – ha esordito il presidente provinciale Anmil, Luigi Feliciani – perché non possiamo accettare che l'infortunio sia al centro dell'attenzione mediatica solo quando si muore, per essere poi declassato a un "requisito" per interventi sociali, e nemmeno in prima fila, come la riserva delle assunzioni obbligatorie. Non chiediamo più soldi, non vogliamo interventi a pioggia. Chiediamo scelte chiare su questo terreno, in funzione delle quali proporci con impegno finanziario, professionale e appassionata partecipazione dei soci. Non dimentichiamo – ha proseguito il presidente di fronte a una folta platea che ha raggiunto il Teatro civico in corteo –, che l'infortunio è un'esperienza che tocca ogni anno quasi 900 mila persone. Un'esperienza sempre dolorosa, fatta di cure, rieducazione, disagio familiare ed economico, oltre che dell'attesa di un indennizzo quasi mai corrispondente alle attese». Un pensiero condiviso anche dalla direttrice di Inail Bergamo, Maria Aurelia Lavore, e dall'assessore provinciale a Istruzione, Formazione e Sicurezza sul lavoro, Enrico Zucchi, il quale ha puntato l'attenzione sulla necessità di «continuare a fare in modo che le aziende investano in formazione e prevenzione anche in un momento di crisi come quello attuale». Concetto ribadito da Angelo Cortinovis, responsabile Sicurezza e lavoro della Uil, il quale ha anche invitato a riprendere l'attività, da tempo ferma, del tavolo della legalità e della sicurezza. «La politica – ha commentato il consigliere regionale Mario Barboni – deve fare la sua parte e in maniera trasversale: non c'è colore politico dietro a un infortunio». «La sicurezza – ha aggiunto Ferdinando Piccinini, segretario generale Cisl – è un elemento essenziale della qualità del lavoro. Ecco perché sarebbe utile introdurre un sistema per premiare le imprese virtuose e penalizzare quelle che non investono sulla sicurezza». A sottolineare l'importanza del ricollocamento nel mondo del lavoro è intervenuto l'onorevole Giovanni Sanga, componente della commissione Attività produttive, Commercio e Turismo, presente insieme agli onorevoli Giacomo Stucchi e Nunziante Consiglio: «Non basta essere vicini agli infortunati al momento dell'incidente, ma occorre accompagnarli in un percorso più complesso, che li porti a essere reinseriti nel mondo del lavoro – ha dichiarato Sanga, socio onorario Anmil –. Bergamo da questo punto di vista vive una situazione piuttosto buona, ma l'impegno deve essere costante e l'attenzione deve rimanere alta».

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