mercoledì 1 giugno 2011

ECO DI BERGAMO - 01/06/ 11 - L'INTERVISTA GIACOMO STUCCHI "PESA L'IMMAGINE NEGATIVA DEL PREMIER"

Gli elettori suonano la sveglia. «Più che sveglia, direi un campana. Anzi, un campanone. Più per i nostri alleati che per noi, ma pur sempre un campanone». Giacomo Stucchi il giorno dopo gli esiti dei battottaggi la butta in metafora. Il problema? «L'immagine del premier, le poche parole sui programmi e le molte sul resto».Però che sberla...«Già, una batosta non di poco conto».A Milano poi.«Il problema non è solo Milano. Però è andata bene a Varese».Ma pure lì il risultato ve lo siete sudato col ballottaggio. E alla fine il leghista Fontana si è definito «l'ultimo dei mohicani».«Ironia che la dice lunga sul quadro generale. Però lì è andata bene. Altrove, nelle grosse partite, buio pesto».Cosa è successo?«La Lega non è riuscita a tenere a galla la coalizione nel suo complesso. La percezione negativa dell'immagine del presidente del Consiglio è stata determinante. E di fronte a questa percezione non sono bastate le compensazioni che noi potevamo dare».Il problema è il premier?«L'immagine del premier. La gente non capiva come mai lui col presidente degli Stati Uniti finisse a parlare di giudici comunisti e non dei problemi di G8, o perché continuamente discutesse di questioni personali anziché dei problemi veri della gente».Non è inedito, come atteggiamento.«In campagna elettorale sono cose che non devi fare. In campagna elettorale ti devi confrontare sulle proposte. Quaranta giorni fa, una volta approvata l'ultima legge sul capitolo giustizia, la Lega aveva detto: basta, adesso parliamo di problemi quotidiani perché la gente vuole sentire proposte concrete. Noi l'abbiamo fatto, ma quando in televisione appariva il presidente del Consiglio si tornava daccapo».Accordi disattesi, quindi?«Non erano accordi. Erano suggerimenti. Noi leghisti li abbiamo portati avanti, altrove non è andata così. Del resto, Berlusconi è fatto così. Il problema non è solo Milano: è il vento complessivamente negativo nei confronti della coalizione. Quando anche in Veneto tiene solo Treviso, o vinci Rovigo come unico capoluogo, allora è ora di capire che sono dolori».Restate con Berlusconi, però.«Non ci sono alternative adesso. Lui resta il dominus nel Pdl».E poi sul piatto ci sono gli ultimi decreti attuativi del federalismo.«La partita vera è quella il programma e delle cose da fare. In 22 mesi bisogna riuscire a parlare in modo coerente e quotidiano dei problemi della gente, di lavoro, fisco, aiuti alle imprese, liberare da alcuni lacci i Comuni virtuosi, terminare il percorso del federalismo fiscale, fare, come credo, quattro riforme costituzionali condivise e anche altro».Ma anche la Lega è andata peggio di quanto voi stessi vi sareste aspettati.«La sveglia è suonata per tutti. Da parte nostra, magari di fronte a determinate scelte si diceva: tranquilli tanto la Lega i voti li prende. Si pensava che la Lega fosse immune al calo di consensi, che avrebbe toccato solo il Pdl. Invece è andata come è andata».La base è insofferente?«Non ho trovato nessuna insofferenza o contestazione nei confronti di Bossi e delle eventuali scelte a favore di Berlusconi».E rispetto a Berlusconi?«Su Berlusconi sicuramente parecchi dei nostri hanno messo un punto di domanda enorme, oppure ci han messo proprio una pietra sopra. Però bisogna anche stare attenti a non buttare via il bambino con l'acqua sporca».Adesso cosa farete?«La Lega farà un richiamo forte al presidente del Consiglio e al Pdl, se si lavora si ottengono i consensi. Se invece si pensa di vivere solo di immagini o di una contrapposizione fra comunisti e conservatori non si arriverà da nessuna parte».E la vicenda dei ministeri al Nord?«Non è una promessa da campagna elettorale ma un progetto in cui crediamo».A Treviglio, almeno, avete portato a casa qualche soddisfazione.«Più di qualche. Bergamo e Treviso sono state le uniche realtà in cui la Lega è andata bene».

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