La Cancellieri ai sindaci: "Chiederò almeno la possibilità di pagare fornitori e servizi sociali".
di Benedetta Ravizza
«Ho letto il suo curriculum. L'articolo 84 della Costituzione fa per lei». Per il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri c'è anche l'augurio (espresso dal sindaco di Ciserano Enea Bagini e sostenuto dalla platea) di vederla presto presidente della Repubblica. Nell'incontro con gli amministratori locali all'ex Borsa Merci - nel ricordo dell'indimenticato Giuseppe Longhi, l'esponente della Dc primo cittadino di Romano per 28 anni - il tema è la sicurezza. «Bisogna stare accanto ai nostri sindaci, spesso molto soli di fronte a problemi molto grandi», dice l'ex prefetto. Patto di stabilità e sicurezza. Ma l'annosa questione (ribadita da alcuni sindacati di polizia alla vigilia della visita del ministro) del risicato organico (fanalino di coda nelle classifiche nazionali) delle forze dell'ordine in dotazione alla Bergamasca è tabù. Resta sottotraccia, col ministro che si limita a dire che farà il possibile, e che comunque «la sicurezza non sono solo le forze dell'ordine. Sono preziose e guai a non averle, ma la risposta non è la militarizzazione del territorio, mettendo uno-dieci-cento uomini a ogni angolo. La sicurezza è la capacità di vivere una vita integrata solidale». Prevenzione, quindi - come dice il sindaco Franco Tentorio - e non solo repressione: «Una città illuminata e più viva, con feste e movida, è una città più sicura».
La lady di ferro - abituata «a fare le cose, poi a raccontarle», come lei stessa dichiara - lascia qualche spiraglio in più sul possibile ammorbidimento del Patto di stabilità. «Presiedo la commissione che se ne occupa – fa un excursus –. Dobbiamo fare qualcosa di miracoloso, quando si tratta di temi economici ci muoviamo sull'orlo di un baratro in cui non dobbiamo cadere. Ma stiamo lavorando per dare ai Comuni più virtuosi margini d'azione almeno per pagare imprese e fornitori, e i servizi sociali». Le richieste dei Comuni. Le richieste dei Comuni le mette sul tavolo il sindaco di Solza (nonché responsabile dei piccoli comuni per l'Anci) Maria Carla Rocca. «Non capita tutti i giorni che chi rappresenta 2 mila abitanti possa rivolgersi direttamente a un ministro», esordisce, prima di passare ai cinque punti: «Ci preoccupa la liberalizzazione degli orari delle attività commerciali, anche perché, ad esempio, consente alle sale gioco, con i problemi sociali che comportano, di restare aperte 24 ore su 24; siamo da soli di fronte al problema dei nomadi: serve un coordinamento per affrontare la questione che viene rimpallata da Comune a Comune; va chiarita la questione della residenza per i cittadini extracomunitari, perché sul gioco dei "cittadini irreperibili" non abbiamo potere di controllo; bisogna affrontare il disagio della dispersione scolastica, molto elevata anche in Bergamasca; non si taglino le poltrone di assessori e consiglieri comunali in Comuni piccoli come i nostri, perché così si toglie ai cittadini la possibilità di maturare un'esperienza democratica e di partecipare alla vita politica». Tocca poi al sindaco di Ciserano Enea Bagini raccontare la sua vita da sindaco di frontiera: dalla necessità di protezione («Ho capito cosa voleva dire quando ho visto la Digos piantarsi nel mio ufficio») ai condomini fantasma di Zingonia, ai «corazzieri-viados» e relativi clienti che tutte le sere si riversano in strada, fino alla prima ordinanza in Bergamasca contro la deregulation degli orari dei negozi. «Ma parlarne con lei – si è rivolto al ministro – è come parlarne in famiglia, perché proprio quand'era prefetto sono partiti i primi interventi a Zingonia, proseguiti con quello che chiamo il mio "angelo custode", l'attuale prefetto Camillo Andreana». Il ricordo di Longhi. In sala anche alcuni deputati (da Giovanni Sanga del Pd a Giacomo Stucchi della Lega), esponenti di Provincia, Regione, tantissimi ex Dc e soprattutto una folta delegazione da Romano, arrivata con due bus. Il fil rouge dell'incontro - narrato dal portavoce del Comitato Giuseppe Longhi, Gianfranco Dodesini - è proprio la figura di Longhi, tratteggiata con intensità dal deputato Savino Pezzotta (Udc). «Andare alla verità della vita di Longhi – interviene, sostenendo anche la necessità di una nuova legge elettorale e di allargare la cittadinanza agli immigrati – è andare al senso della politica e del Comune. Longhi non ha mai fatto a meno della politica e non se ne può fare a meno neanche ora, che non gode di grandi favori, perché l'uomo non può vivere da solo, e ha bisogno di regole per vivere nel migliore modo possibile. E il primo luogo in cui ci si allena alla vita politica è il Comune, bisogna ripartire da lì». Infine il ricordo personale della Cancellieri: «Longhi otteneva quello che voleva, sempre con correttezza e senso istituzionale, grazie a una tattica frutto di una lunga scuola, perché era cresciuto nella politica. Mi fece visitare Romano: le scuole, le case per gli anziani in piazza, il centro sociale. Ricordo che alla fine gli dissi: "Se dovessi scegliere un posto dove vivere sceglierei Romano"».
di Benedetta Ravizza
«Ho letto il suo curriculum. L'articolo 84 della Costituzione fa per lei». Per il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri c'è anche l'augurio (espresso dal sindaco di Ciserano Enea Bagini e sostenuto dalla platea) di vederla presto presidente della Repubblica. Nell'incontro con gli amministratori locali all'ex Borsa Merci - nel ricordo dell'indimenticato Giuseppe Longhi, l'esponente della Dc primo cittadino di Romano per 28 anni - il tema è la sicurezza. «Bisogna stare accanto ai nostri sindaci, spesso molto soli di fronte a problemi molto grandi», dice l'ex prefetto. Patto di stabilità e sicurezza. Ma l'annosa questione (ribadita da alcuni sindacati di polizia alla vigilia della visita del ministro) del risicato organico (fanalino di coda nelle classifiche nazionali) delle forze dell'ordine in dotazione alla Bergamasca è tabù. Resta sottotraccia, col ministro che si limita a dire che farà il possibile, e che comunque «la sicurezza non sono solo le forze dell'ordine. Sono preziose e guai a non averle, ma la risposta non è la militarizzazione del territorio, mettendo uno-dieci-cento uomini a ogni angolo. La sicurezza è la capacità di vivere una vita integrata solidale». Prevenzione, quindi - come dice il sindaco Franco Tentorio - e non solo repressione: «Una città illuminata e più viva, con feste e movida, è una città più sicura».
La lady di ferro - abituata «a fare le cose, poi a raccontarle», come lei stessa dichiara - lascia qualche spiraglio in più sul possibile ammorbidimento del Patto di stabilità. «Presiedo la commissione che se ne occupa – fa un excursus –. Dobbiamo fare qualcosa di miracoloso, quando si tratta di temi economici ci muoviamo sull'orlo di un baratro in cui non dobbiamo cadere. Ma stiamo lavorando per dare ai Comuni più virtuosi margini d'azione almeno per pagare imprese e fornitori, e i servizi sociali». Le richieste dei Comuni. Le richieste dei Comuni le mette sul tavolo il sindaco di Solza (nonché responsabile dei piccoli comuni per l'Anci) Maria Carla Rocca. «Non capita tutti i giorni che chi rappresenta 2 mila abitanti possa rivolgersi direttamente a un ministro», esordisce, prima di passare ai cinque punti: «Ci preoccupa la liberalizzazione degli orari delle attività commerciali, anche perché, ad esempio, consente alle sale gioco, con i problemi sociali che comportano, di restare aperte 24 ore su 24; siamo da soli di fronte al problema dei nomadi: serve un coordinamento per affrontare la questione che viene rimpallata da Comune a Comune; va chiarita la questione della residenza per i cittadini extracomunitari, perché sul gioco dei "cittadini irreperibili" non abbiamo potere di controllo; bisogna affrontare il disagio della dispersione scolastica, molto elevata anche in Bergamasca; non si taglino le poltrone di assessori e consiglieri comunali in Comuni piccoli come i nostri, perché così si toglie ai cittadini la possibilità di maturare un'esperienza democratica e di partecipare alla vita politica». Tocca poi al sindaco di Ciserano Enea Bagini raccontare la sua vita da sindaco di frontiera: dalla necessità di protezione («Ho capito cosa voleva dire quando ho visto la Digos piantarsi nel mio ufficio») ai condomini fantasma di Zingonia, ai «corazzieri-viados» e relativi clienti che tutte le sere si riversano in strada, fino alla prima ordinanza in Bergamasca contro la deregulation degli orari dei negozi. «Ma parlarne con lei – si è rivolto al ministro – è come parlarne in famiglia, perché proprio quand'era prefetto sono partiti i primi interventi a Zingonia, proseguiti con quello che chiamo il mio "angelo custode", l'attuale prefetto Camillo Andreana». Il ricordo di Longhi. In sala anche alcuni deputati (da Giovanni Sanga del Pd a Giacomo Stucchi della Lega), esponenti di Provincia, Regione, tantissimi ex Dc e soprattutto una folta delegazione da Romano, arrivata con due bus. Il fil rouge dell'incontro - narrato dal portavoce del Comitato Giuseppe Longhi, Gianfranco Dodesini - è proprio la figura di Longhi, tratteggiata con intensità dal deputato Savino Pezzotta (Udc). «Andare alla verità della vita di Longhi – interviene, sostenendo anche la necessità di una nuova legge elettorale e di allargare la cittadinanza agli immigrati – è andare al senso della politica e del Comune. Longhi non ha mai fatto a meno della politica e non se ne può fare a meno neanche ora, che non gode di grandi favori, perché l'uomo non può vivere da solo, e ha bisogno di regole per vivere nel migliore modo possibile. E il primo luogo in cui ci si allena alla vita politica è il Comune, bisogna ripartire da lì». Infine il ricordo personale della Cancellieri: «Longhi otteneva quello che voleva, sempre con correttezza e senso istituzionale, grazie a una tattica frutto di una lunga scuola, perché era cresciuto nella politica. Mi fece visitare Romano: le scuole, le case per gli anziani in piazza, il centro sociale. Ricordo che alla fine gli dissi: "Se dovessi scegliere un posto dove vivere sceglierei Romano"».
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