martedì 27 marzo 2012

L'ECO DI BERGAMO - 27/03/12 - L'APPELLO DEI POLITICI "NOVEM RESTI A BAGNATICA"

Assemblea fuori dall'azienda con gli esponenti bergamaschi. I sindacati: avviare subito un confronto a livello europeo.

Si sono fatti avanti uno ad uno, prendendo la parola di fronte a un centinaio di lavoratori Novem, sotto il sole caldo che tradiva un clima quasi estivo. Gli esponenti politici bergamaschi ieri hanno testimoniato la loro vicinanza ai dipendenti dell'azienda di Bagnatica, che circa un mese fa ha aperto la procedura di mobilità per 117 dipendenti su 289. L'assemblea si è svolta all'aperto, per la precisione all'esterno dei cancelli dell'azienda, dopo che questa aveva negato l'ingresso ai politici, motivo per cui sono state indette due ore di sciopero (stando al sindacato l'adesione è stata del 98%). Chi in giacca e cravatta, chi in polo (grigia quella dell'onorevole Giacomo Stucchi, sguarnito dell'abituale pochette verde posizionata nel taschino), gli esponenti bergamaschi hanno ricordato le «recenti aperture della Novem (a valutare il ricorso agli ammortizzatori sociali, ad esempio, ndr)» e l'importanza di «restare uniti in situazioni come questa». Un «bagno di umiltà» Il segretario provinciale del Pd Gabriele Riva ha parlato di un «bagno di umiltà», perché «la politica deve anche avvicinarsi ai problemi reali delle persone», come ha poi sottolineato Savino Pezzotta, deputato dell'Unione di centro. L'«orso bergamasco», richiamando le sue origini da operaio, ha sottolineato che «il lavoro è un elemento centrale in una società bene ordinata ed è importante affermarne il senso e il diritto». Rivolgendosi direttamente ai lavoratori, che formavano un semicerchio davanti a un tavolino di plastica bianco con sopra i caschi rossi degli operai e qualche bandiera del sindacato, Pezzotta ha detto: «Non me la sento di farvi gli auguri; vi dico piuttosto che bisogna andare avanti a batterci». «Bravo», applausi, riprese con i videofonini. Sulla stessa linea il parlamentare Pd Giovanni Sanga, che ha messo l'accento sul fatto che «occorre fare delle scelte che garantiscano tutele ai lavoratori e sviluppo alle imprese».
Il dibattito sull'articolo 18. Qualcuno ha chiamato in causa l'articolo 18 (vedi i segretari provinciali Gino Gelmi di Sel, Francesco Macario di Rifondazione comunista e Rochy Geneletti dei Carc), ma qualcun altro non ci è stato. «Il vero problema non è l'articolo 18 - ha affermato Francesco De Lucia, segretario provinciale del Psi - ma la stretta sul credito». E il leghista Stucchi ha detto: «Mi verrebbe facile fare un po' di polemica sull'articolo 18, ma non è questa la sede». Perché «non è mai facile parlare di fronte a persone che rischiano di perdere il posto di lavoro», anche se il parlamentare si è detto se non ottimista, almeno possibilista sul futuro della Novem: «Quando sono intervenuto sul caso Indesit di Brembate Sopra ho parlato subito di chiusura, mentre riguardo questa azienda dico che ci sono delle possibilità». Oggi, fra l'altro, «incontrerò il vicepresidente di Regione Lombardia Andrea Gibelli e gli sottoporrò il caso Novem, raccontandogli dei tanti volti che adesso ho di fronte». Per ottenere risultati positivi «dobbiamo lavorare tutti insieme, senza distinzioni politiche», come hanno evidenziato Nicola Gritti, segretario provinciale dell'Udc, e Mario Barboni, consigliere regionale del Pd. Matteo Rossi, consigliere provinciale Pd, ha precisato che «in questa situazione è importante che restiate uniti; dal canto nostro ci impegneremo per non far spegnere i riflettori sulla vicenda». In viaggio verso Vorbach. Intanto, in attesa dell'incontro di domani con l'azienda, i sindacati si preparano ad un viaggio a Vorbach, il quartier generale tedesco della Novem, per attivare il Cae (Comitato aziendale europeo) in modo da «avere un'interlocuzione a livello europeo», hanno spiegato Ivan Comotti della Fillea-Cgil e Gabriele Mazzoleni, segretario della Filca-Cisl. I politici bergamaschi sono disponibili «a confrontarsi a qualsiasi livello istituzionale perché, una volta trovato l'accordo sindacale, lo si ratifichi nelle varie sedi istituzionali con l'obiettivo che la multinazionale non abbandoni l'Italia». Allo sciogliersi dell'assemblea, con i politici che ripartivano sulle loro auto, una lavoratrice ha chiesto a un collega: «Ma cosa fanno, poi?».

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