Alla Berghèm fest, il
presidente regionale del comitato ha posto l’accento sul lavoro dei militanti «Non
è il referendum della Lega, è il referendum dei lombardi». Così il senatore
Giacomo Stucchi ha parlato, dal palco di Alzano Lombardo, di quello che - a più
voci - è stato definito un «appuntamento storico» (del 22 ottobre) per la
Lombardia e il Veneto. E, la serata pada-bardia potrà diventare «una Regione a Statuto speciale». Ha parlato
citando la Costituzione, spiegando alla platea che, con la vittoria del sì, si
apre la trattativa con il Governo per negoziare (così come previsto dalla
Costituzione), quattro materie esclusive:
«Giustizia di pace, tutela dei beni culturali, tutela dei beni ambientali, e
istruzione». E, la Lombardia, sulla bilancia della trattativa, ha il peso del
residuo fiscale: «56 miliardi – ha ribadito Galli – una rapina fiscale che non
ha eguali nel mondo». Castelli, certo che «vincerà il sì», ha ricordato quanto
sia importante la percentuale dei votanti: «Se Zaia e Maroni si presentano solo
con il 30% dei votanti il Governo ci snobba». Quindi «dobbiamo fare come i
testimoni di Geova, bussare a ogni porta». Sul territorio «sto raccogliendo il
sentimento favorevole all’autonomia», ha affermato Vanalli. Che ha puntato l’indice
sul Pd che «come facciata si schiera per l’autonomia, ma poi lavora per far
andare meno persone possibili a votare». Vanalli ha poi ribadito che il
referendum è, dal punto di vista economico, anche «una spinta: i soldi che
andranno a Roma, e vogliamo che siano sempre meno, dovranno rendere di più di
adesso». Galli ha poi sottolineato come le trattative (del passato) non abbiano
dato risposte positive per «l’ostruzionismo degli apparati burocratici romani»,
che temono la perdita di potere.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento