lunedì 26 ottobre 2009

BERGAMONEWS - 26/10/09 - TENARIS: "STIAMO PENSANDO AL FUTURO. INVESTIAMO PER RESTARE QUI"

Tenaris Dalmine ha scelto di intervenire di fronte ad un pubblico attento e colmo di lavoratori, sindacalisti e politici. L’azienda ha parlato, tramite la direttrice delle Risorse umane Patrizia Bonometti, durante il Consiglio comunale aperto convocato dal sindaco di Dalmine Claudia Terzi su richiesta delle opposizioni per discutere della crisi economica. E lo ha fatto con parole ferme, rivendicando la sua scelta e il suo piano industriale che prevede 1024 esuberi in Italia, dei quali 836 negli stabilimenti bergamaschi: “Stiamo pensando al futuro e anche Mirco Rota della Fiom riconosce che nel nostro Piano industriale ci sono importanti investimenti – ha dichiarato Patrizia Bonometti -. E’ così che guardiamo avanti. La realtà dice che lo scenario mondiale è completamente cambiato e che la capacità mondiale di produzione è largamente superiore alla richiesta che verrà, anche da qui a pochi mesi. Non vogliamo trovarci un giorno a doverci chiedere: e ora a chi vendiamo? Per questo investiamo e facciamo delle scelte, per essere ancora qui. Anzi, il nostro auspicio, è permettere a Tenaris Dalmine di festeggiare i suoi 200 anni ancora su questo territorio”. Frase forte, dato che i 200 anni cadranno nel 2107. “L’anno scorso – ha proseguito Patrizia Bonometti – abbiamo inaugurato il nuovo Centro di ricerca e sviluppo, che c’è e che resta, tramite il quale si vuole ancora investire. E’ vero che negli ultimi anni l’azienda ha fatto utili rilevanti. Ma forse non è stato così in un passato non troppo lontano. Negli ultimi anni abbiamo saputo investire nei momenti giusti. Siamo un’azienda globale e vogliamo ancora investire in Italia: basti dire che, a parte un grosso investimento in Tenaris Tamsa (Messico), quello di Dalmine è il Piano industriale che prevede l’investimento del gruppo più elevato a livello globale. E allo stesso tempo stiamo lavorando per capire come minimizzare l’impatto sul territorio e sui lavoratori, per gestire questa fase di transizione nel modo più equo possibile”.Parole eloquenti che non lasciano certo presagire un confronto facile nè con i sindacati ("Dobbiamo ancora aprire la trattativa" hanno dichiarato sia Rota della Fiom sia Ferdinando Uliano della Fim), nè con il mondo politico istituzionale (è fissato per il 28 ottobre il confronto tra azienda e governo al ministero dello Sviluppo economico).La politica, intanto, pur con qualche polemica o distinguo, prova a far quadrato contro la crisi e gli esuberi di Tenaris Dalmine, o di altre aziende locali come il Maglificio Dalmine. Il Consiglio comunale ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che passerà probabilmente anche in altri Comuni della zona, almeno una decina. Il documento chiede alla Provincia e alla Regione di puntare su fondi di garanzia per i lavoratori, di favorire la formazione soprattutto per i più giovani; al governo di allargare il tavolo convocato per Tenaris anche ad altre realtà del territorio e di escludere dal patto di stabilità le spese dei Comuni contro la crisi.Un voto unanime dei consiglieri comunali, al termine di una serata in cui politici e sindacalisti hanno ribadito la loro posizione, e in cui in tanti hanno marcato la loro distanza dalla posizione dell'azienda: "Tenaris è stata colpita da una crisi pesantissima nell'ultimo anno, abbiamo visto i dati - ha affermato Antonio Misiani, deputato del Pd -. La netta impressione, però, è che un piano così è un piano che non scommette sul futuro di Tenaris nel nostro paese". "Una partita difficile - secondo Giacomo Stucchi, deputato della Lega - che sta rendendo la situazione Tenaris una cartina di tornasole della fase complicata che stiamo vivendo. Credo si dovrà puntare molto sul tavolo governativo e mettere in campo strumenti speciali che in passato hanno permesso di affrontare situazioni come quella della Ignis a Varese o dell'Electrolux a Treviso".Pochi gli applausi, i più sentiti, forse, per Damiano Bettinaglio della Filtea Cgil, che ha difeso con forza le lavoratrici del Maglificio Dalmine, "che si vorrebbe lasciare a casa con un piano industriale che non c'è ed è rimasto in un cassetto".

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